Mes, Lsd e Superbonus: la versione di Giorgetti
GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO
“Sono stati quattro anni di allucinazioni”. Giancarlo Giorgetti è un fiume in piena. L’hanno convocato d’urgenza, alla Commissione Bilancio alla Camera. Il ministro all’Economia mette in fila tutti i temi della politica economica che hanno tenuto banco in queste ore. Dal Superbonus fino al Mes. Passando per il Ponte sullo Stretto di Messina e il nuovo Patto di stabilità. Giorgetti svela quello che tutti sapevano ma che in pochi dicevano. E cioè che la trattativa, in Europa, era tutta concentrata sul Pnrr. “Il successo italiano è la possibilità dell’allungamento fino a sette anni per coloro che rispettano il Pnrr”, ha tuonato il titolare del Mef, che ha ribadito quale sarà la priorità dei prossimi mesi: “Bisogna rispettare il piano in tutto, questa flessibilità è entrata e ciò rappresenta un grande successo del nostro Paese”. Giorgetti non è contentissimo del nuovo Patto di stabilità, assicura i deputati di “non aver fatto feste” ma rivendica il merito di non avere imposto “un veto a caso” facendo così ripiombare il Paese nel vortice delle regole del primo Patto che sarebbero state “molto peggiori di quelle che il governo troverà nei prossimi mesi”. Il ministro all’Economia, però, strattona la politica. Tutta. E lo fa infliggendo una stilettata a quella che ha definito “un’allucinazione psichedelica” che avrebbe condizionato “gli ultimi quattro anni”. Un periodo in cui “abbiamo pensato che lo scostamento si poteva fare e il debito si poteva fare”. Il problema, per Giorgetti, “non è l’austerità” bensì “la disciplina per chi fa politica di prendere decisioni e attuarle anche se sono impopolari”.
A proposito del nuovo Patto, poi, l’inquilino di via XX Settembre smentisce, categoricamente, quello che è stato l’argomento principe degli ultimi mesi di (inutile) dibattito. “Ho letto cose assurde, assolutamente false e vi prego di prenderne atto”, morde Giorgetti. Che si riferisce al “balletto” del Mes che l’Italia avrebbe utilizzato come pedina di scambio per ottenere maggiore flessibilità dall’Ue. E che, solennemente bocciato in Parlamento, avrebbe fatto scattare la furia di Bruxelles. “Non ho mai detto né in Parlamento, né in Europa, né in nessuna altra sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Il Parlamento sovrano ha votato e lo ha fatto come avevo anticipato in sede europea. Dove – ha aggiunto il ministro – ho sempre detto che l’esito sarebbe stato inevitabilmente questo”. Insomma, abbiamo passato le ultime settimane a ragionare di aria fritta. A proposito della querelle, Giorgetti ha poi ribadito che “la logica rivendicata dal governo e dal parlamento è stata quella a pacchetto”. E ha seccamente smentito che il no al Mes sia stato “un fallo di reazione per il Patto di stabilità”. Piuttosto, per il ministro, si è trattato di una “presa d’atto che per quanto riguarda l’unione bancaria, il mercato dei capitali, l’assicurazione sui depositi purtroppo di progressi a livello europeo non se ne fanno”. Purtroppo, sottolinea il capo del Mef, “perché tutto si tiene”. Poi ritorna a bomba: “Il nostro problema non è il Mes, che sarebbe stato uno strumento in più rispetto a situazioni di potenziale pericolo e ci sarebbe stato comodo ma il debito”.
E qui il discorso, fatalmente, va a finire là dove lo stomaco, ipse dixit, duole. Ormai da mesi, se non da anni. Il Superbonus, per Giorgetti, “è una centrale nucleare che non riusciamo a gestire”. Una sorta di Chernobyl per i conti pubblici. “I dati degli ultimi mesi – ha svelato il ministro – vanno peggio rispetto a quelli previsti dalla Nadef; deciderà il Parlamento, io so quale è il limite che posso fare e che proporrò in consiglio dei ministri, oltre al quale non si potrà andare”. Poche ore prima, il vicepremier e capo di Forza Italia, Antonio Tajani, aveva rassicurato di essere al lavoro “affinché ci sia una proroga per quanto riguarda il Superbonus, per chi ha fatto lavori che vanno oltre il 70 per cento, si può vedere sul Milleproroghe oppure trovare un’altra soluzione legislativa”. Chissà come andrà a finire. Intanto, però, il ministro ha rassicurato che i margini di finanza pubblica sono in miglioramento e che i conti sono al sicuro: “È importate quello che sempre questo governo ed io abbiamo spiegato agli osservatori internazionali e cioè che il governo italiano avrebbe assunto una postura di prudenza, responsabilità e sostenibilità della finanza pubblica. Fin quando questo tipo di atteggiamento viene mantenuto il Paese sarà al sicuro dalle tempeste”. Pertanto, ha riferito il ministro Giorgetti, non ci sarà bisogno di manovre correttive, dal momento che i dati Nadef “sono coerenti” e ha poi svelato di “non ritenere scandaloso” il trasferimento di risorse dal Fondo di Coesione al Ponte sullo Stretto.
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