Economia

Giorgetti e la “società signorile di massa” che inguaia i conti del Paese

di Giovanni Vasso -


Stavolta non c’è stata alcuna fumata bianca: il Parlamento ha risposto presente e ha approvato la mozione della maggioranza sul piano strutturale di bilancio. Non prima, però, di aver ascoltato la versione del ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti che ha risposto sui nodi della manovra che, da qualche giorno, occupano stabilmente le prime pagine dei giornali. Il documento unitario del centrodestra è passato con 183 voti a favore e 118 contrari, tra cui i parlamentari di Azione e Italia Viva, e due soli astenuti. A larghissima maggioranza, la cui asticella era fissata a 151 voti. Tra i punti cardine della dichiarazione gli impegni a “sostenere sanità e famiglie, confermare il taglio al cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef, a cercare risorse per rinnovare i contratti nella pubblica amministrazione”. Inoltre ci sono le indicazioni legate “alle iniziative a sostegno delle famiglie numerose e della genitorialità” da concretizzare “anche con misure volte a supportare gli istituti per la conciliazione dei tempi lavorativi e delle esigenze familiari”. Obiettivi ambiziosi che devono fare i conti con la realtà di un Paese in cui “cresce il Pil pro capite degli italiani ma non dell’Italia”. Parole del ministro Giancarlo Giorgetti che, durante l’esame del piano strutturale di bilancio alla Camera ha citato un libro recente e discusso del sociologo Luca Ricolfi e ha espresso dove risiedano dubbi e nodi del futuro del Paese: “Stiamo diventando una società signorile di massa, cresce il Pil pro capite italiani ma non dell’Italia”. Per Ricolfi, i membri della società signorile di massa consumano ma non producono reddito. Poi passa da Ricolfi a Luigi Einaudi: “Abbiamo bisogno di guardare lungo per le nuove generazioni, abbiamo un tasso dei più bassi della storia italiana, l’inflazione stabilmente sotto 1%, tassa più iniqua tra tutte tasse come la chiamava Einaudi”. Ma c’è un’altra preoccupazione che affligge Giorgetti e che è strettamente connessa all’idea di società signorile di massa. Ed è la denatalità. “Un Paese come il nostro che decresce non può immaginare una crescita nell’ordine del 3-4%” del Pil. Perciò accade che in Italia “aumenta il potere d’acquisto ma questo non si traduce in consumi ma in risparmio”. E poi se la piglia coi media catastrofisti: “Quello che si vede in tv e si legge su internet induce un comportamento conservativo”. Del resto se le bollette aumentano, le preoccupazioni pure, per i più giovani anche solo pensare di acquistare casa è un azzardo e soffiano venti di guerra, non è che si possa essere troppo allegri. Un pensiero, poi, Giorgetti lo rivolge a Francoforte: “Ricordo che quando abbiamo preso l’incarico di governo il tasso della Bce era lo 0,75%. Abbiamo vissuto due anni di governo con tassi al 4% quindi l’effetto ottenuto sullo spread è stato annullato da condizioni che non dipendono da noi. Ora è iniziato un percorso di riduzione dei tassi e spero che vada avanti il più velocemente possibile”. Se calano i tassi, scendono gli interessi sul debito. E per le esauste casse dello Stato si tratterebbe di una boccata d’aria. “Vale qualcosa un deficit al 3,8% nel 2024? Vale perché l’avanzo primario è obiettivo orale, non creare nuovo debito rispetto a quello ereditato e chiudere il 2024 con avanzo primario positivo mi soddisfa moralmente prima ancora che politicamente e finanziariamente”, spiega Giorgetti. Che incalza: “Il problema vero che abbiamo in Italia è il debito con il quale affrontiamo ogni manovra, un fardello di debito con relativi oneri e interessi, rispetto ai colleghi europei che hanno un gravame della metà”. Ma non basta: “Quindi io come un mantra ripeto sempre prudenza, responsabilità e cautela, voglio costruire la credibilità per questo governo e Paese: aver abbassato di circa cento punti lo spread significa risparmiare risorse che si possono mettere a disposizione come ossigeno puro per le famiglie e le imprese per costruire una credibilità di lungo corso, se ci aiuterà la politica monetaria delle banche centrali”.
Intanto, sulle questioni scottanti legate a casa e accise si alzano voci dal governo che intendono raffreddare le polemiche. Il viceministro ai trasporti Edoardo Rixi in una nota ha affermato che “non ci sarà alcun aumento del costo del gasolio per il trasporto pesante su strada, confermo che non sono previste modifiche alle attuali tariffe del carburante per l` autotrasporto. L’impegno del Mit rimane quello di garantire stabilità e sostenibilità economica per il settore, evitando ulteriori pressioni sui costi operativi delle imprese”. Sulla casa, invece, ha parlato il sottosegretario all’Economia Federico Freni: “Sarebbe bastato ascoltare le parole del ministro Giorgetti e guardare cosa c’è scritto sul Piano strutturale di bilancio per vedere che nessuno prospetta alcuna tassa sulla casa. La casa per il centrodestra è sacra e nessuno tasserà la casa. Semplicemente si tratta di garantire l’interoperabilità delle banche dati che mettono insieme l’aggiornamento castale e l’utilizzo di bonus edilizi”.


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