Economia

Con Trump le crypto non potranno essere più solo un gioco (d’azzardo)

di Giovanni Vasso -

epa11734555 An illustration shows a symbolic Bitcoin in front of an image depicting US President-elect Donald Trump, in Lugano, Switzerland, 22 November 2024. The world's most popular cryptocurrency hit a record high on 21 November, approaching the 100,000 US dollar (USD) mark. Bitcoin has been regularly hitting fresh records this month on hopes that US President-elect Donald Trump will usher in a golden age of cryptocurrencies. EPA/PABLO GIANINAZZI


Il grande gioco di Donald Trump. S’è presentato al mondo, ieri e di nuovo, come Presidente degli Stati Uniti d’America. Il gioiello della sua corona non s’è visto ma s’è fatto sentire, eccome, sui mercati finanziari internazionali. Il Bitcoin, alla vigilia del discorso di insediamento del tycoon alla Casa Bianca, ha sfondato quota 105mila dollari guadagnando, nella settimana antecedente, poco meno del 9% del valore. E, conquistando quota 105.511 dollari, ha continuato a macinare record su record fino ad affacciarsi sulla soglia dei 110mila dollari. Bitcoin, però, non è sola ad avvantaggiarsi dell’insediamento di Trump per gonfiare il suo valore. Anzi. L’ultima avanzata della crypto ha causato effetti tonificanti a tutto il settore trascinando verso l’alto anche le monete competitor come Ethereum e Solana. A dare maggiore linfa all’intero settore c’è, poi, quello che è accaduto nel fine settimana. Quando pure il presidente ha lanciato la “sua” cripto, il $Trump, che in pochissime ore è giunta a guadagnare fino a cinque miliardi di dollari, praticamente dal nulla. Ed è arrivata ieri, a poche ore dal discorso di insediamento del marito, anche la meme-coin dedicata a sua moglie, la $Melania. I siti specializzati stimato che le due valute, insieme, valgano già qualcosa come 13,7 miliardi di dollari. Di cui, dodici per la cripto di The Donald, e 1,7 miliardi per quella della First Lady. Ma le quotazioni, come sempre oscillano e rischiano di impennarsi, ulteriormente, verso l’alto. Ecco, questa è la grande sfida della moneta digitale. Quella che ieri è iniziata sul serio. Quella di non essere più soltanto un gioco, neanche per Trump. Gioco è la parola chiava, che non viene evocata mica per caso. Gli analisti, da tempo, paragonano gli investimenti in criptovalute all’azzardo.  Proprio a causa delle oscillazioni folli, delle impennate imprevedibili e delle fragorose cadute che, troppo spesso, hanno trascinato risparmiatori, investitori e le loro famiglie nel baratro. Gli scandali legati alle cripto, negli anni scorsi, non si contano. Soprattutto negli Usa. E, proprio all’inizio dell’anno, sono tornati d’attualità grazie all’estradizione negli Usa, dal Montenegro, del sudcoreano Do Kwon, 33 anni. Un “guru” che aveva creato un sistema (quasi) perfetto, Terraform, basato su stable coin e l’equilibrio tra le valute Terra e Luna. Ma qualcosa, secondo gli investigatori americani, è andato fin troppo storto, bruciando fino a 40 miliardi di dollari in capitalizzazione. Do Kwon, accusato di aver architettato una complessa frode ai danni degli investitori, è già finito davanti a un giudice di Manhattan. Ma lo scandalo più pesante, negli Stati Uniti, fu ancora un altro. Quello di Sam Bankman-Fried, patron ed inventore di Ftx, amico e consigliori di tante star di Hollywood, il “nuovo” Warren Buffet che promise di acquistare Goldman Sachs e che, nemmeno un anno dopo averlo detto, si ritrovò a fare i conti con un crac disastroso da 32 miliardi di dollari. E con Goldman Sachs pronta a rilevare quel che ne rimaneva con una spesa irrisoria.

La grande sfida delle crypto è quella di passare a diventare qualcosa di serio e non solo una speculazione che rasenta, come ritengono molti analisti, il gioco d’azzardo. La Consob, a tal proposito, ha stigmatizzato solo ieri la “gamification” degli investimenti finanziari. Occorre responsabilità e consapevolezza, secondo l’autorità di vigilanza, e non un approccio paternalistico che finirebbe solo per ottenere un effetto opposto. Con l’utilizzo di piattaforme internet, spesso e volentieri (apparentemente) gratuite, il pericolo di ritenere di giocare con soldi virtuali e non coi propri risparmi è reale. E se Bitcoin, che è stata la prima crypto al mondo e che, seppur scossa, non ha mai dato l’impressione di star per tracollare, può diventare davvero il “nuovo oro” come bene rifugio e parametro di riferimento economico e finanziario lo scopriremo, come cantava Battisti, solo vivendo. Ma le basi ci sono tutte. Trump, già in campagna elettorale, ha dichiarato di voler portare le crypto “sulla luna”. E lo ha detto dopo aver convocato, a Mar-a-Lago, nel giugno scorso, le principali società finanziarie coinvolte nell’affare del mining. Al suo fianco, poi, c’è Elon Musk che, sul fronte monete virtuali e meme-coin, s’è adoperato tanto e in tempi non sospetti. The Don ritiene che quello delle crypto possa essere l’affare del futuro. Ed è sicuramente convinto della necessità di fare degli Stati Uniti la “capitale” mondiale del business. Perché, in ballo, ci sono fiumi e fiumi di denaro. Ma, soprattutto, c’è la visione strategica di portare gli States al centro del mondo anche su un fronte delicato come questo. Altro che tirare i remi in barca e portare l’America alla vecchia dottrina Monroe. Trump vuole potenziare l’America per confermarne, dopo qualche anno di tensione, il primato digitale ed economico mondiale. Che passa (anche) dalle criptovalute. E un crollo, oggi o chissà quanto, del settore rappresenterebbe, adesso, un grave fallimento per il grande gioco di Trump.


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