Gibellina, la prima Capitale italiana dell’Arte contemporanea
Grazie all’arte e alla cultura, Gibellina, splendida cittadina del trapanese, risorge come la Fenice dalle macerie di quel tragico terremoto di magnitudo 6.1 che, nella notte del 14 gennaio del 1968 la rase al suolo: è dello scorso 31 ottobre la proclamazione, da parte del ministro della Cultura Alessandro Giuli, a prima “Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026”. Un titolo che ha assegnato al piccolo comune della Valle del Belice, in lizza con le cinque finaliste selezionate lo scorso 25 ottobre a Roma, tra cui Carrara (MC), Gallarate (VA), Pescara e Todi (PG), un milione finanziato dal Ministero della Cultura grazie al progetto “Portami il futuro” capace di consegnare all’Italia “un esemplare modello di intervento culturale fondato su valori e azioni che riconoscono all’arte una funzione sociale e alla cultura lo statuto di bene comune”, come si legge nella motivazione. Tuttavia, il prestigioso riconoscimento ricevuto nell’incantevole cornice della Sala Spadolini del Ministero della Cultura a Roma, rappresenta il consolidamento di un percorso di rinascita e ricostruzione dell’identità di questo piccolo centro siciliano che si deve all’audace iniziativa, nel 1970, dell’allora sindaco Ludovico Corrao, che intravide nel tragico evento l’opportunità di trasformarlo in un centro di arte contemporanea, dando vita, a circa 18 chilometri di distanza dal sito della vecchia città colpita dal sisma, al progetto di Gibellina Nuova. Da contesto tipicamente rurale a oggi, il nuovo borgo rappresenta un’espressione unica di arte contemporanea che, negli anni, ha coinvolto artisti e architetti allo scopo di creare uno laboratorio urbano a cielo aperto con la “capacità di essere insieme città opera e città da abitare” condiviso dalla cittadinanza e dalle giovani generazioni. La nuova cittadina dà il benvenuto ai visitatori con la “Stella”, iconica e mastodontica opera in acciaio inossidabile di Pietro Consagra, alta circa 29 metri e sorprendentemente somigliante al simbolo universale del fiore della vita presente anche all’interno del Tempio di Gerusalemme. Ma l’arte permea ogni angolo di Gibellina Nuova testimoniando la sua incredibile storia di resilienza che rimanda alle parole di Corrao “Nulla è più inutile della Cultura, ma nulla può essere fatto senza questa inutilità. Se un popolo si toglie la forza del sogno entra in uno stato di psicosi, di malattia inguaribile”.
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