PRIMA PAGINA-Gestione Covid: tra decisioni politiche e scelte tecniche. Intervista a Marco Lisei
La pandemia da Covid è stato un evento che ha sconvolto il mondo intero e, come era prevedibile, le sue enormi conseguenze dal punto di vista non solamente sanitario, ma anche sociale ed economico, si avvertono ancora oggi. In questo quadro le misure adottate nelle fasi cruciali della pandemia assumono un’importanza tanto più rilevante. Considerazione che ha portato alla nascita di un’apposita commissione parlamentare d’inchiesta chiamata a fare il punto sulla gestione dell’emergenza sanitaria, dalle scelte politiche prese dal governo dell’epoca a quelle adottate dalla struttura commissariale. L’identità ha quindi intervistato il Presidente della commissione, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei.
Presidente, la nascita della commissione Covid è stata rallentata da una certa ostilità dell’opposizione. A che punto siete?
“Sì, la commissione è partita con grande ritardo rispetto alle altre commissioni d’inchiesta, nonostante abbia per legge istitutiva un compito di indagine molto ampio, perché in pandemia sono successe tante cose che vanno analizzate, come previsto dalla legge istitutiva. Ho quindi cercato di accelerare il più possibile i lavori e siamo partiti subito con una serie di audizioni che abbiamo già svolto. Nel giro di due mesi abbiamo audito oltre 20-25 persone, quindi i lavori stanno procedendo in modo spedito, anche grazie alla disponibilità di tutti i commissari. Stiamo recuperando il tempo perso. Finora è emerso che ci sono state moltissime criticità, soprattutto nella gestione della prima fase della pandemia. Tutti hanno lamentato un’impreparazione nell’affrontare questo evento ed è quindi già emerso che non eravamo poi così pronti come invece sosteneva il governo Conte”.
In cosa si sostanzia concretamente l’attività di indagine della commissione di inchiesta sulle gestione del Covid?
“La Commissione ha l’onere di indagare su tutto. Alcune scelte sono state tecniche, altre sono state politiche, altre sono state fatte dalla politica secondo un presupposto scientifico. Quello che deve analizzare la commissione è proprio dov’è il discrimine tra una scelta tecnica e una scelta politica, e se le scelte tecniche sono state corrette”.
C’è una sorta di doppio binario di indagine che vede da un lato le scelte politiche e dall’altro quelle tecniche?
“È difficile tracciare un solco preciso che ci consenta di capire quali sono state le scelte politiche e quali quelle scientifiche. Anche perché tutte le decisioni sono state prese dalla politica, non ci sono scelte fatte dai tecnici. I dpcm, che sono decreti del Presidente del Consiglio, escono da un organo politico. Ma Conte e Speranza hanno sempre detto che queste scelte erano basate su ragioni scientifiche. Il lockdown, per esempio, è stata una scelta politica, ma doveva essere presa su evidenze scientifiche. La commissione deve indagare proprio sull’effettiva esistenza di questi presupposti scientifici. Perché il lockdown in Val Seriana non è stato imposto immediatamente? Anche questa è stata una scelta della politica, sulla quale è stato aperto un procedimento giudiziario”.
Che clima si respira in commissione considerando che le scelte di cui lei parla sono state prese da chi ha governato durante in Covid ma che oggi si ritrova all’opposizione?
“Dopo una forte avversione iniziale, adesso si sta cercando di collaborare, ma non mancano atteggiamenti talvolta un po’ ostruzionistici.
A breve dovrebbe svolgersi l’audizione della JC Electronics che ha recentemente vinto una causa contro lo Stato circa l’acquisto di mascherine. Perché sarà ascoltata questa società?
“Si tratta di una sentenza molto grave perché lo Stato italiano è stato condannato a risarcire oltre 200 milioni di euro a causa di scelte dichiarate illegittime dal Tribunale di Roma poste in essere dalla struttura commissariale di Arcuri. Senza contare che queste mascherine potevano essere utilizzate dal personale sanitario e invece sono andate al macero. C’è quindi stato un doppio danno per lo Stato e per i cittadini italiani a causa di un episodio che riteniamo valga la pena di essere approfondito. Per questo abbiamo deciso di audire non solo il legale della JC Electronics, ma anche Arcuri e tutti i soggetti che sono stati coinvolti in questa scelta”.
Sono già stati individuati altri episodi che la commissione intende approfondire?
“La commissione indagherà a 360 gradi sulla gestione commissariale. Questo perché ci sono dei legittimi dubbi di tanti commissari e anche perché non c’è solo questa sentenza del Tribunale di Roma, ma ci sono anche altri procedimenti che hanno avuto ad oggetto la gestione della struttura commissariale. Mi riferisco in particolare al procedimento penale che ha visto il commissario Arcuri indagato per abuso d’ufficio, oltre che dei rilievi della Corte dei Conti sulla gestione commissariale. Ovviamente, è compito della commissione capire come si è mossa la struttura commissariale, soprattutto nella prima fase, quella sulla quale sono stati aperti più procedimenti, perché ad oggi le criticità maggiori emerse dai tribunali sono quelle relative alla gestione commissariale della struttura guidata da Arcuri”.
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