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GEORGIA NEL CAOS

di Ernesto Ferrante -


Una nuova imponente manifestazione si è svolta ieri pomeriggio a Tbilisi, in Georgia, nella piazza antistante il Parlamento contro il disegno di legge sostenuto dal partito al potere “Sogno Georgiano”, che prevede l’introduzione di un registro delle organizzazioni considerate come “agenti di influenza straniera”.
Levan Khabeishvili, presidente della forza di opposizione “Movimento nazionale unito”, ha invitato i presenti a tenere proteste quotidiane fino a quando le autorità non ritireranno il contestato provvedimento e ha bruciato pubblicamente fogli di carta su cui era stampato il suo testo. Rispetto alla manifestazione di martedì, secondo l’Interfax, è aumentato il numero delle persone in piazza. Massiccia la presenza di studenti universitari.
I manifestanti hanno intonato l’inno nazionale e sventolato bandiere dell’Unione europea e quelle georgiane. Gli agenti della sicurezza hanno lanciato gas lacrimogeni, sparato con i cannoni ad acqua e usato lo spray al peperoncino per disperdere la folla.
Il ministero dell’Interno georgiano ha reso noto che 66 persone sono state arrestate nelle proteste seguite all’approvazione in Parlamento della misura sul modello di quanto già avviene in Russia. I fermati, secondo quanto riferito dalla tv, saranno incriminati con l’accusa di vandalismo e di resistenza alla polizia. Il ministero ha denunciato la natura violenta delle mobilitazioni. Alcune frange più radicali hanno tentato di fare irruzione in Parlamento, lanciando sassi e rompendo le vetrate.
La legge prevede che le organizzazioni non governative e i media indipendenti che ricevono oltre il 20% dei loro finanziamento dall’estero si dichiarino “agenti stranieri”. Circostanza questa che, secondo le voci critiche, limiterebbe la loro libertà d’azione.
Il primo ministro georgiano, Giorgi Garibashvili, ha ribadito il sostegno alla stretta, affermando che le disposizioni adottate soddisfano “gli standard europei e globali”. “Il futuro del nostro Paese non appartiene e non apparterrà ad agenti stranieri”, ha ammonito.
La presidente Salome Zourabichvili si è invece dichiarata contraria annunciando che porrà il veto, perché, a suo dire, si tratta di un’iniziativa che metterebbe in pericolo le speranze della Georgia di entrare nell’Unione europea. Dure le sue parole, mirate le sue accuse: “Non proviene dal nulla. È imposta da Mosca”.
Più di 60 organizzazioni della società civile e organi di stampa hanno già annunciato forme di “disobbedienza”. Negli ultimi anni, il governo georgiano è stato più volte accusato dagli osservatori internazionali di aver imboccato una strada che porta dritta verso l’autoritarismo. A giugno, l’Ue ha rifiutato di concedere alla Georgia lo status di candidato insieme a Moldavia e Ucraina, proprio a causa dello stallo nelle riforme politiche e giudiziarie richieste.
L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha parlato di “pessimo sviluppo” per la Georgia che potrebbe influire negativamente sui suoi legami con Bruxelles.

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