Esteri

George Lombardi: “Se Biden si ritirasse i 200 milioni raccolti rimarrebbero a lui”

di Martina Melli -


Presidenziali Usa alle porte e una campagna elettorale più tormentata che mai. I democratici, in particolare, sono in grave impasse da quando il mondo intero si è accorto della pessime condizioni psico-fisiche del presidente Biden. Ne abbiamo parlato con George Lombardi, ex direttore esecutivo del Consiglio internazionale per lo sviluppo economico, membro dell’Institute for Global Ethics e della World Future Society e, soprattutto, amico e consigliere di Donald Trump.
George a questo punto Biden uscirà effettivamente di scena?
“Il problema più grosso, e questo non si legge sui giornali perché i democratici non vogliono che si sappia, è che quando si fa un comitato per eleggere un deputato o un senatore, la fondazione che c’è dietro è specifica solo per quel candidato, il partito non può dire ‘Ok tu ti ritiri dammi tutti i soldi’; quel denaro rimane al candidato iniziale. Biden in questi ultimi tre anni ha raccolto almeno 200 milioni di dollari e se non potesse più correre per la Casa Bianca, rimarrebbe tutto a lui. Ovviamente, essendo soldi di una fondazione non potrebbe usarli per quello che vuole ma in ogni caso li controllerebbe al 100%. Al momento stanno circolando due nomi di papabili sostituti: Gavin Newsom, il governatore della California favorito dai cinesi (Xi Jinping l’ultima volta che ha visitato gli Usa è andato a trovare lui e non Biden a Washington) ma per quanto favorito da qui a novembre dovrebbe comunque raccogliere almeno 100 milioni. L’altro nome è Kamala Harris (e tutti in America sanno cosa facesse prima di entrare in politica) ma anche la vicepresidente ha lo stesso problema: Biden potrebbe darle qualche milione ma è comunque poco probabile. Dunque dubito lo sostituiranno.”
Biden è malandato e confuso. Trump sta sicuramente meglio ma in ogni caso non è molto più giovane dell’avversario…
“Anche Donald ha una certa età però se li porta bene: gioca a golf, quando parla è lucido al 100%, non ha mai fumato una sigaretta, non ha mai bevuto un bicchiere di vino in vita sua, è completamente un’altra cosa. Noi in Italia abbiamo avuto leader come Andreotti che erano lucidissimi, molto più di tanti giovani politici.”
In che modo Trump potrebbe avere un impatto positivo sulla situazione geopolitica del momento, anche rispetto alle frizioni con Nato e Ue?
“Le frizioni che ci sono state tra Trump e la Nato e tra Trump e la Ue non sono frizioni ideologiche, sono basate su questioni economiche. Alcuni Paesi della Nato non pagavano quello che dovevano pagare (ovvero il 2% del loro Pil) mentre gli Stati Uniti pagano fino al 5-6% mantenendo anche tutte le spese. Dunque una questione esclusivamente monetaria. A non pagare erano soprattutto i tedeschi e in parte anche gli italiani (stiamo parlando di quando al governo c’erano i grillini e Conte). Sono sicuro che con Meloni non ci sarebbe alcun problema sia a livello ideologico che di impegno della parola data. Con la Ue il problema riguarda la guerra in Ucraina ma anche lì niente di ideologico: secondo Trump la Russia ha fatto una cavolata e se ci fossi stato lui presidente non sarebbe successo, ma al di là di questo, le centinaia di miliardi che gli Usa continuano a dare all’Ucraina non si sa dove vadano a finire, considerati quei 4 droni e quelle 5 bombe lanciate da Kiev sul territorio russo una volta ogni tanto. Sì, la moglie di Zelensky si è comprata una Bugatti da 4,5 milioni di euro, lui ha la villa in Spagna, in Italia…è chiaro che vedendo arrivare tutti quei soldi qualche tangente l’avrà presa. Però dove sono finiti i 200 miliardi? Trump da uomo pragmatico, uomo d’affari qual è, si domanda: Tutti questi soldi dove vanno?!”
Se il tycoon tornasse alla presidenza chiuderebbe i rubinetti…
“In parecchi comizi ha detto che nel momento in cui diventerà presidente la guerra in Ucraina finirà nel giro di una settimana. Io non la penso proprio così però di sicuro un accordo con Putin sarebbe più facile trovarlo con Trump che con l’amministrazione Biden.”
Per quanto riguarda Israele in che modo si muoverebbe?
“Trump è stato l’architetto degli Abraham Accords: si è seduto a tavolino con Israele e i sauditi e li ha messi tutti d’accordo riuscendo a negoziare una pace abbastanza solida. Chiaramente il problema è che l’Iran vuole essere leader dell’Islam, una questione non solo religiosa ma anche di potere. Il conflitto tra Iran e Arabia saudita continuerà, potrebbe finire solo se il regime teocratico iraniano crollasse e la gente si ribellasse chiedendo un Islam di pace e non di terrorismo. Cosa succederà non saprei dirlo, però in passato Trump ha dimostrato di essere molto meglio di Biden. Il futuro è incerto ma il passato sembra darci ragione”.


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