George Lombardi: “Giorgia e Donald due combattenti. Dazi? Il vero problema è l’Ue”
“Trump considera Giorgia Meloni una grande leader, abbiamo visto tutti com’è stata accolta a Washington: è stato un incontro eccezionale, soprattutto perché lei, Giorgia, è una persona eccezionale”. Così George Lombardi, imprenditore, da quasi 50 anni negli States e da 25 amico di Donald Trump, nonché suo consigliere sin dalla sua discesa in campo e dal primo ingresso alla Casa Bianca nel 2016. “Donald e Giorgia hanno in un certo senso una storia politica comune, sebbene quella di Trump sia più breve, una storia di trincea. Anche il presidente Usa ha dovuto combattere dal primo momento: l’hanno attaccato tutti, non solo i dem, i media e gli stessi repubblicani. Al di là del comune sentire politico su moltissimi temi, questa ‘affinità elettiva’ tra i due deriva anche dal fatto che Trump riconosce alla premier la caratteristica di combattente, che lui apprezza molto”.
Torniamo all’attualità, sabato alle esequie del Santo Padre saranno presenti i grandi della terra, tra cui Trump e i vertici di Bruxelles: von der Leyen, Costa, Metsola… un’occasione distensiva?
“È noto che i rapporti con Bruxelles non siano idilliaci, ma sono quasi sicuro che Trump farà qualche dichiarazione per la stampa su temi caldi quali Ucraina e Iran. Su tutti e due i fronti francamente non ho grandi aspettative, non penso che gli iraniani siano pronti a lasciare il nucleare. Sabato scorso c’è stato proprio a Roma un incontro fra gli emissari degli Stati Uniti e dell’Iran per trovare una quadra, che non c’è stata e saranno necessari altri appuntamenti. Per quanto riguarda l’Ucraina è noto che sin dal primo giorno del suo insediamento, anzi, anche in campagna elettorale, Trump ha espresso la ferma volontà nel voler fermare la guerra”.
L’“offerta finale” da parte degli Stati Uniti per un accordo di pace è il riconoscimento della Crimea come parte della Russia è stata rifiutata da Zelensky. E adesso?
“Ovviamente la richiesta era quella che arrivava da Putin, però il governo ucraino deve rendersi conto che in questo momento sta mettendo in seria difficoltà la comunità internazionale, anche se non mancano, purtroppo, fughe in avanti come quella del presidente francese Macron con la sua proposta di inviare truppe al fronte, al motto di ‘armiamoci e partite’. Francamente irricevibile. In ogni caso era prevedibile che Zelensky non avrebbe accettato di cedere la Crimea”.
Mi ha citato Macron: per tantissimi anni in Europa l’asse franco tedesco l’ha fatta da padrone e in questo momento il nuovo protagonismo dell’Italia sta dando un po’ fastidio. Tant’è che molti, nel nostro Paese, hanno fatto fatica a riconoscere il successo del bilaterale a Washington e la possibilità che Trump accettasse di rivedere la sua posizione sui dazi verso l’Ue. Che ne pensa?
“Quella sui dazi è una preoccupazione più che altro fomentata dai media, perché in realtà il dollaro ha già perso quasi il 10%, quindi il cambio è diventato favorevole per l’Europa. In più Trump ha già detto che vuole che la Federal Reserve abbassi i tassi di interesse e dunque è chiaro che il dollaro continuerà ad andare giù. Praticamente i dazi sono già spariti”.
Alla fine Trump potrebbe lasciare i dazi solo verso la Cina e arrivare ad un accordo commerciale a dazi zero con l’Europa?
“È chiaro che l’obiettivo numero uno di Trump sia quello di riportare le imprese dislocate in Cina nuovamente a casa. Per quanto riguarda l’Europa, alcuni dazi già sono in essere, ad esempio quelli su acciaio e alluminio, che però vanno comunque a sfavore soprattutto della Germania. Capisco che in Italia vi sia preoccupazione per l’export del Made in Italy, ma gli americani continueranno a comprare i prodotti italiani, non c’è assolutamente nessun dubbio! Non solo, penso che anche per le imprese italiane questo possa rappresentare finalmente l’opportunità di riportare la produzione nel Paese”.
Cosa risponde a chi in Italia vorrebbe un rapporto privilegiato con la Cina? Penso al leader del M5S Giuseppe Conte che durante il suo mandato a Palazzo Chigi sottoscrisse il memorandum con il dragone per una Via della Seta…
“Penso che se eventualmente Elon Musk dovesse portare il Doge (il Dipartimento per l’Efficienza Governativa, ndr) qui in Italia il Movimento 5 stelle dovrebbe spiegare molte cose.
Tra gli accordi raggiunti a Washington tra Meloni e Trump sono previsti anche investimenti americani nei servizi Cloud e nell’IA, che ne pensa?
“In ambito tecnologico, di sicurezza e protezione delle informazioni, in Italia ci sono delle eccellenze che in America non abbiamo, penso a Leonardo e quindi in questo momento c’è un’ancor più concreta opportunità di creare una collaborazione con gli Usa. Inoltre, vi è una ferma volontà da parte di Trump di eliminare un mucchio di regole e regolamenti che impediscono agli imprenditori italiani di fare business con quelli americani. Il problema vero non sono i dazi, ma l’eccesso di burocrazia e l’iper-regolamentazione imposta da Bruxelles”.
Un’ultima domanda, le piace lo slogan “Make West Great Again”?
“Assolutamente sì e anche Donald ha molto apprezzato, lo si è chiaramente visto durante la conferenza stampa alla Casa Bianca. Quando parliamo di Occidente, parliamo non solo di un’area geografica, ma anche di una comune cultura e di un comune e ‘way of life’ e di questo Trump è fermamente convinto”.
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