Cinema

INTERVISTA ESCLUSIVA – George Clooney: “Con Brad Pitt c’è sempre intesa ma questa volta…”

di Redazione -


di TOMMASO MARTINELLI
Durante l’ottantunesima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, George Clooney ha nuovamente catalizzato l’attenzione del pubblico e dei media, presentando il suo nuovo film Wolfs – Lupi Solitari, diretto da Jon Watts e disponibile su Apple TV+ dal 27 settembre. Accanto a Brad Pitt, Amy Ryan e Austin Abrams, Clooney veste i panni di un fixer esperto in un thriller d’azione. Durante la conferenza stampa, con il suo tipico carisma, l’attore ha raccontato alcuni aneddoti dal set, riflettendo anche sul mondo del cinema e sull’evoluzione della sua carriera. Clooney, un’icona di Hollywood, dimostra di sapersi continuamente reinventare, continuando a lasciare il segno nell’industria cinematografica.
George, questo è il vostro primo film insieme a Brad Pitt dopo Burn After Reading. Cosa vi ha spinto a collaborare di nuovo per Wolfs – Lupi Solitari?
Beh, diciamo che i soldi aiutano sempre a prendere certe decisioni! (ride). A parte gli scherzi, in Burn After Reading ho avuto l’occasione di sparare a Brad in faccia, quindi pensavamo che fosse giunto il momento di lavorare insieme di nuovo, ma stavolta senza la violenza! È passato un po’ di tempo, ma la nostra intesa è rimasta intatta. Quando ci è arrivata la sceneggiatura di Wolfs, ci è sembrato subito un progetto con grande potenziale. Jon Watts, il regista, è un talento che seguo da tempo, e non vedevo l’ora di lavorare con lui. La trama e il team creativo hanno reso tutto speciale.
Cosa l’ha attratta particolarmente del progetto e del lavoro con Jon Watts?
Brad ed io ci troviamo spesso a valutare diversi progetti come produttori, e quando abbiamo letto la sceneggiatura di Jon, ci ha subito intrigato. Jon ha una visione chiara e coinvolge tutti nel processo creativo, cosa che ho davvero apprezzato. La storia di due fixer, abituati a lavorare in solitaria, che sono costretti a collaborare ha creato una dinamica davvero interessante. Il conflitto e la tensione che si sviluppano tra i personaggi aggiungono una bella carica emotiva e un tocco di ironia al film.
Come avete lavorato sul rapporto tra voi due per riflettere questa tensione tra i vostri personaggi?
La chimica tra me e Brad si è costruita nel corso degli anni e lavorare insieme è ormai qualcosa di naturale. In questo film, il nostro obiettivo non era tanto quello di litigare o creare tensioni visibili, quanto piuttosto di ascoltarci e reagire in modo genuino. Il risultato è stato un ritmo molto fluido e spontaneo, che ha dato vita a delle interazioni credibili. Devo dire che, pur essendo sempre divertente lavorare con Brad, stavolta la concentrazione era davvero alta, soprattutto con Austin Abrams che ha dovuto gestire un monologo lunghissimo. È stata una scena davvero impegnativa!
Il personaggio che interpreta in Wolfs ha delle somiglianze con quelli interpretati in passato, come Michael Clayton o persino Batman. Ha notato delle affinità tra questi ruoli?
Non proprio. Se dovessi fare un paragone, direi che il mio personaggio in Wolfs è più vicino a quello interpretato da Harvey Keitel in Pulp Fiction, un tipo pragmatico che risolve i problemi. In Wolfs, vediamo due solitari obbligati a lavorare insieme, e questo crea una dinamica di tensione interessante, molto diversa dagli eroi classici come Batman o dai personaggi più complessi come Michael Clayton. Il mio ruolo qui è più freddo, più calcolatore, qualcuno che cerca di mantenere il controllo in situazioni che sfuggono di mano.
Come vede l’evoluzione del cinema, soprattutto per le nuove generazioni di attori?
“Quando ho iniziato, c’erano circa 60 show televisivi, e se non eri tra i migliori, eri praticamente fuori dai giochi. Oggi ci sono tantissime piattaforme, e questo ha aperto molte porte. Il mondo dello streaming ha cambiato tutto, ci sono molte più opportunità per gli attori. Tuttavia, credo che l’esperienza del cinema in sala resti insostituibile. Sono contento che ci siano tante possibilità per i giovani attori, ma spero che si possa trovare un equilibrio tra lo streaming e le sale. Ad esempio, avremmo voluto che Wolfs fosse distribuito anche nei cinema globalmente, ma non è stato possibile per questioni logistiche.”
Le piace di più fare l’attore o il produttore?
Mi sento davvero fortunato a poter fare entrambe le cose. La recitazione è stata il mio primo amore, ma produrre mi permette di dare vita a progetti che, altrimenti, non vedrebbero la luce. Negli ultimi anni sono tornato a recitare di più, e devo dire che mi sto divertendo moltissimo. A 63 anni, poter lavorare su progetti così interessanti è un privilegio enorme.
Il suo coinvolgimento politico ha mai influito sulla sua carriera cinematografica, come con l’articolo su Biden?
È stato un tema delicato, ma ho sentito che era importante parlarne. Non lo faccio per ottenere riconoscimenti, ma perché credo nel futuro del Paese. Biden ha preso una decisione altruista, e sono orgoglioso di come stiamo andando avanti. È fondamentale guardare al futuro con ottimismo.


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