Attualità

Genova, da falce e martello alla vice di Malagò per le Comunali

di Angelo Vitale -

Silvia Salis in una delle sue gare


Dalla falce e martello alla lanciatrice del martello: la sinistra di Genova, o almeno il centrosinistra che prova ad ereditarne la storia, dice addio all’epopea dei portuali che il 30 giugno 1960 respinsero con la guerriglia il comizio dell’Msi e sceglie Silvia Salis quale candidata sindaco per la prossima corsa delle Comunali. Al porto di Genova non c’è più nemmeno l’ombra del Pci che guidava i camalli e ora il nemico numero uno sono le morti bianche ripetute che si svolgono nei più diversi ambienti del porto, ogni volta con gli operai a protestare tra le lacrime e con la sicurezza sul lavoro che rimane solo un miraggio, anche nelle azioni dei sindacati dopo le contrite parole in occasione di ogni tragedia.

Per il quotidiano comunista il manifesto Silvia Salis è un’aliena, scelta frettolosamente dal Pd che voleva tirarsi fuori da una rissa interna che già covava nella cenere in un gruppetto di pretendenti, subito spalleggiato dai 5Stelle e da Italia Viva. Il proposito è provare a risollevarsi dopo la mazzata presa dal centrodestra alle ultime Regionali.

Perciò la rapidissima scelta di Salis, vice di Giovanni Malagò al Coni, ex martellista italiana che è stata vincitrice di dieci titoli italiani, da quattro anni moglie del regista Fausto Brizzi che da una dozzina di anni frequenta il giro delle convention renziane della Leopolda di Firenze dove è stato autore di alcuni filmati promozionali, ma pure – con lo stesso incarico – al servizio della giunta Toti per promuovere la Liguria.

Salis, genovese di nascita ma – dicono dal centrodestra – non residente, annuncia una “scelta di cuore” e, con una enfasi un po’ azzardata, propone come suo metodo il valore del fair play e della capacità di ascolto dello sport, concetti un po’ abusati e anche usurati in un mondo che da anni è un chiacchieratissimo circo del business. L’avrebbe scelta l’ex ministro dem Andrea Orlando che perse la corsa con Marco Bucci per la prima poltrona di piazza de Ferrari, Elly Schlein finora è “non pervenuta” al balletto di dichiarazioni. E già la insegue, tra perplessità sul suo essere sostanzialmente una riformista renziana prestata a questa operazione, il retroscena su un passo che avrebbe fatto, dopo un no ad entrare in una civica di centrosinistra per le Regionali, per non poter succedere a Malagò nel Coni.


Torna alle notizie in home