Immobili green, l’Italia corre: obiettivo 2030
Trent’anni fa un gruppo di visionari negli Usa, da 15 anni una realtà oggi sempre più consolidata in Italia. Negli Stati Uniti il la per la nascita dell’edilizia sostenibile certificata, con il Green Building Council e il Leadership in Energy and Environmental Design, cioè il sistema volontario di certificazione della sostenibilità energetico-ambientale per gli edifici oggi più diffuso ed utilizzato al mondo: un totale di oltre 100mila edifici pari ad una superficie di circa 2.6 miliardi di metri quadrati. In Italia, concreti benefici ambientali, economici e sociali generati da oltre 19 milioni di metri quadrati di edifici che perseguono processi di progettazione, realizzazione, riqualificazione e gestione improntati al rispetto dei protocolli energetico-ambientali rating system della famiglia LEED-GBC.
Un percorso che, ci spiega Marco Mari che è presidente della sezione Italia del Gbc, ha potenzialità per un’esplosione semnza precedenti, recuperando il tempo trascorso e anche cavalcando quanto di veramente buono può esserci stato in un sistema di incentivi – la parola Superbonus entrata nel vocabolario quasi quotidiano di milioni di persone, non solo di politici, imprenditori edili e amministratori di condominio – che ha sì generato volumi e fatturati mai registrati prima in Italia per gli interventi sull’edilizia, ma si è tradotto alla fine in decine di rivoli destinati all’una o all’altra delle necessità degli edifici senza affrontarne radicalmente le esigenze.
L’edilizia sostenibile fa questo. “La sensibilità e l’attenzione – dice Mari – crescono a ritmi notevoli, con segnali di interessi da parte di grandi gruppi come quello Fs ma anche nella parte pubblica, con l’interesse del Demanio per queste certificazioni da riservare anche agli edifici storici e testimoniali. E nella Pa crescono gli acquisti verdi, ormai una necessità individuata per garantire trasparenza e procedure semplificate. Certo, più al Centro – Nord che al Sud, più lento, ma ove pure, come a Napoli, aumentano le registrazioni richiesdte per queste certificazioni”.
In questo scenario, una ottima notizia. L’Italia corre. Meglio, accelera. Il paragone fatto da Mari è emblematico: quanti fanno bene intervenendo con queste certificazioni possono essere raffigurati in “una città di oltre trecentocinquantamila abitanti, costituita da soli edifici sostenibili, con impatti misurati e certificati”. Un primato che in termini di numeri fa salire il nostro Paese al secondo posto in Europa, dietro la Spagna ma prima della Germania. E siamo il Paese primo per crescita, oltre che nono, su oltre 120, al mondo.
La forza di cambiare, sempre più consapevole e responsabile, e l’impegno e il lavoro di Gbc Italia ci restituiscono una lettura inedita del nostro Paese rivelando “un nuovo Made in Italy – aggiunge Mari – che non si rassegna e accetta la sfida di un paradigma in cui la quantità non fa premio alla qualità e, in modo non autoreferenziale, utilizza processi di misura e certificazione per dimostrare una inedita leadership internazionale, come già sperimentato da tempo in altri settori”.
Si può fare meglio. Servono “un impianto normativo sempre più prestazionale e sempre meno prescrittivo, strumenti robusti generati con il consenso di tutti gli attori, scientificamente validati e concretamente applicabili”. Per rafforzare il nostro primato e continuare a definire una nuova cultura dell’abitare i nostri territori, e quindi la Terra, “valorizzando le tante eccellenze della nostra nazione”.
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