Gaza, tregua di sangue: ancora bombe israeliane sui palestinesi
Dopo oltre 15 mesi di conflitto devastante e 46.788 palestinesi uccisi, Israele e Hamas hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco a Gaza. L’intesa raggiunta grazie alla mediazione di Qatar, Stati Uniti ed Egitto, entrerà in vigore domenica 19 gennaio.
Nel frattempo le parti interessate fanno a gara ad intestarsi i meriti del traguardo raggiunto. Il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump ha spinto affinché si arrivasse all’annuncio in tempo utile per poterlo sbandierare come una vittoria il 20, giorno del suo insediamento. Hamas, stremato e decapitato, ha accettato con molte titubanze e può sempre rivendicare la tregua come un successo sul piano militare, per non essersi dovuto arrendere sul campo di battaglia.
Benjamin Netanyahu, infine, pur perdendo quasi sicuramente il sostegno pieno della componente di “Sionismo religioso” Netanyahu, potrà dare in pasto all’opinione pubblica israeliana il ritorno graduale degli ostaggi.
Ad oggi, tuttavia, si è ancora lontani da una tregua duratura e da una pace che porti distensione in tutta la martoriata regione. Sono almeno 73 i palestinesi che hanno perso la vita, tra cui 20 bambini e 25 donne, a causa dei raid aerei israeliani nella Striscia di Gaza da quando è stata data ufficializzata la “fumata bianca”. A riferirlo è stato il portavoce dell’agenzia della difesa palestinese Mahmud Basal all’Afp, aggiungendo che 230 persone sono rimaste ferite.
Othman Moqbel, ceo di Action For Humanity, una delle principali ong che operano nell’enclave palestinese, ha affermato che, sebbene l’accordo di cessate il fuoco non entrerà in vigore prima di domenica, “ciò non dà a Israele carta bianca per commettere quanti più crimini di guerra possibile da qui a quella data”.
Secondo Moqbel, “il mondo deve fare pressione su Israele affinché ponga fine alla sua aggressione immediatamente”. “Questo accordo di cessate il fuoco è stato dichiarato con 466 giorni di ritardo, 46.000 persone sono state assassinate da questa guerra insensata”, ha rimarcato in una dichiarazione.
Il leader di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha detto che non c’è “alcun fondamento” alle accuse israeliane di marcia indietro del gruppo su alcuni aspetti della soluzione trovata per mettere fine alle ostilità. “Non vi è alcuna base, ha precisato Zuhri, per le affermazioni di Netanyahu, secondo cui il movimento sta facendo marcia indietro rispetto ai termini dell’accordo di cessate il fuoco”.
Si prevede che i miliziani rilascino due cittadini americani tra gli ostaggi che consegnerà alle autorità israeliane nell’ambito del primo scambio con detenuti palestinesi. Lo ha rivelato un funzionario dell’Amministrazione Biden a condizione di anonimato. Sagui Dekel-Chen e Keith Siegel, sono vivi, ha confermato la fonte. La prima fase dell’accordo prevede il rilascio di donne, bambini, anziani e ostaggi feriti.
Su questo punto non mancano gli attriti. L’ufficio del premier Netanyahu ha fatto sapere che la fazione islamista palestinese sta contestando, invece, l’autorità dello Stato ebraico di porre il veto sul rilascio di un certo numero di prigionieri classificati come assassini di massa e considerati “simboli del terrore”.
Molte le reazioni internazionali. “L’Italia accoglie con grande favore l’annuncio di un accordo per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e si congratula con Egitto, Qatar e Stati Uniti per il risultato raggiunto dopo un lungo impegno negoziale che il Governo italiano, anche in qualità di Presidenza del G7, ha sempre sostenuto con convinzione”, si legge in una nota di Palazzo Chigi.
Il presidente libanese Joseph Aoun ha accolto positivamente il buon esito dei negoziati. “L’impegno di Israele nel rispettare le condizioni dell’accordo va monitorato in modo serio e attento”, ha scritto Aoun sull’account di X della presidenza libanese.
I Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, hanno parlato di “una vittoria dei palestinesi” e di “una enorme sconfitta per il mostruoso regime sionista”.
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