Esteri

Gaza: si attende la risposta di Hamas per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi israeliani

di Ernesto Ferrante -


Hamas “molto probabilmente” darà una risposta a Israele sull’accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco entro 48 ore. Lo ha riferito una fonte del gruppo all’Afp. “Hamas molto probabilmente invierà la sua risposta ai mediatori entro le prossime 48 ore, poiché il movimento sta ancora conducendo consultazioni approfondite. all’interno della sua leadership, così come con le fazioni della resistenza, al fine di formulare una posizione unificata”, ha dichiarato il funzionario.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si è detto “profondamente allarmato” per l’attacco di domenica dalle forze israeliane contro l’ospedale Al-Ahli Arab di Gaza. “Secondo il diritto umanitario internazionale, i feriti, i malati, il personale sanitario e le strutture mediche, inclusi gli ospedali, devono essere rispettati e protetti”, ha ricordato il suo portavoce.

“L’attacco, ha aggiunto, ha inferto un duro colpo a un sistema sanitario già devastato nella Striscia”, mentre cresce la preoccupazione per l’esaurimento delle scorte mediche, così come di cibo e acqua.

Le Forze di Difesa israeliane (Idf) hanno giustificato il raid sostenendo di aver colpito un centro di comando di Hamas nascosto all’interno dell’ospedale, utilizzato da miliziani per pianificare e condurre azioni terroristiche.

“Il calvario” dei civili della Striscia di Gaza “deve finire”. Il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, un cessate il fuoco che porti alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani del movimento islamico di resistenza e all’apertura di tutti “i punti di transito” per gli aiuti umanitari.

“Ho ribadito il sostegno della Francia alla sicurezza di Israele e del suo popolo. La liberazione di tutti gli ostaggi è sempre stata una priorità assoluta, come la smilitarizzazione di Hamas – si legge in un post su X del Presidente francese – Ho espresso chiaramente la mia posizione. Il cessate il fuoco è l’unico modo per garantire la liberazione degli ostaggi ancora trattenuti da Hamas. L’apertura di tutti i punti di transito degli aiuti umanitari è una necessità cruciale per i civili di Gaza. L’ho visto ad El-Arish, aiuti bloccati dall’altra parte del confine. Devono arrivare ai civili il più presto possibile. Il calvario della popolazione civile di Gaza deve finire”.

“Spero le prossime ore consentano una decisione in tal senso e la liberazione di altri ostaggi – ha proseguito – Cessate il fuoco, liberazione di tutti gli ostaggi, aiuti umanitari, poi riapertura di una prospettiva di soluzione politica a due Stati”. “È in questo contesto che immagino la Conferenza di giugno, tenendo conto degli interessi di sicurezza di Israele e di tutta la regione. Pace, il più presto possibile”, ha concluso l’inquilino dell’Eliseo.

Trecentocinquanta scrittori e operatori del mondo letterario israeliano hanno firmato un appello al primo ministro Benjamin Netanyahu perché metta fine alla guerra e riporti a casa i 59 ostaggi ancora detenuti. A riportare la notizia è stato il Times of Israel, indicando i nomi di David Grossman, Shifra Horn, Fania Oz-Salzberger, Yehoshua Sobol, Ilan Sheinfeld e Zeruya Shalev.

“Hamas ha offerto un accordo per la restituzione degli ostaggi, il rilascio di prigionieri e un cessate il fuoco. Il primo ministro ha delineato un’intesa a fasi, ma negli ultimi diciassette mesi ha fatto tutto il possibile per ostacolarla, temendo che la fine della guerra significhi la fine del suo potere e della sua libertà, essendo imputato” in un procedimento, è scritto nella lettera.

“Per salvare se stesso dalla galera, temendo l’incarcerazione per i suoi capi d’imputazione pendenti, il primo ministro continua a privare gli ostaggi della loro libertà, a mettere in pericolo i soldati dell’Idf”, le Forze di difesa israeliane, “e a infliggere danni sproporzionati alla popolazione civile di Gaza, mentre porta avanti un colpo di stato costituzionale all’interno di Israele”, continua il testo.

Per i sottoscrittori, Netanyahu starebbe così “violando i valori fondamentali di una società giusta e di una nazione democratica, nonché i principi fondanti della Dichiarazione d’indipendenza di Israele. Sta erodendo il senso di responsabilità reciproca, l’uguaglianza e la giustizia, trasformandoci da cittadini eguali in una democrazia funzionante a sudditi di una teocrazia autoritaria – in cui dobbiamo servire nell’esercito, sacrificare i nostri figli al potere dominante, ma siamo privati dei diritti, della giustizia e della sicurezza che uno Stato democratico deve garantire ai suoi cittadini”.

Forti critiche al premier per aver condannato il rifiuto al servizio militare da parte di alcuni riservisti, mentre il governo continua a garantire, con mezzi legali e finanziari, “un’ampia esenzione dal servizio per la popolazione ultraortodossa, consentendo loro di sottrarsi alle responsabilità per la sicurezza e il futuro del Paese”.

Nella missiva si rimarca che la maggior parte dei firmatari ha servito nell’Idf e contribuito alla costruzione dello Stato di Israele, della sua cultura e della sua letteratura.

Durissimo il passaggio finale: “Gli atti compiuti a Gaza e nei territori occupati non sono fatti in nostro nome, ma ricadranno sulle nostre coscienze. Vi chiediamo di fermare immediatamente la guerra, riportare a casa tutti gli ostaggi, e tracciare un percorso internazionale e condiviso per il futuro di Gaza”.


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