Gaza: mediatori al lavoro per la seconda fase dell’accordo tra Israele e Hamas
Israele ha annunciato l’invio di una delegazione a Doha alla fine della settimana per la ripresa dei negoziati indiretti con Hamas sulla seconda fase dell’accordo per il cessate il fuoco a Gaza in cambio del rilascio degli ostaggi.
In una nota diffusa dall’ufficio del premier Benjamin Netanyahu dopo il suo incontro a Washington con i consiglieri di Donald Trump, si legge che “Israele si sta preparando perché la delegazione di lavoro parta per Doha alla fine di questa settimana per discutere i dettagli tecnici legati all’attuazione continuata dell’accordo”.
Netanyahu starebbe valutando la possibilità di rimuovere il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, dal team negoziale. A riferirlo è stata l’emittente israeliana Canale 12, precisando che il suo posto verrebbe preso dal ministro degli Affari strategici, Ron Dermer.
I colloqui tra mediatori per dare seguito all’intesa tra Hamas e lo Stato ebraico sono iniziati. Lo ha reso noto ieri un portavoce del movimento di resistenza palestinese, Abdul Latif Al-Qanou, citato dai media arabi. “La seconda fase di contatti di negoziati è iniziata e siamo interessati in questa fase al soccorso e alla ricostruzione per il nostro popolo nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Al-Qanou.
A Tel Aviv la tensione tra “falchi” e “colombe” non accenna a scemare. Il ministro degli insediamenti e dei progetti nazionali Orit Strock, espressione dell’ultradestra guidata da Bezalel Smotrich, ha avvertito nuovamente il premier. “Se Netanyahu decide di andare in questa direzione disastrosa”, allora il suo partito “si assicurerà che il governo non continui a esistere”, ha detto parlando ad Army Radio.
La Turchia nutre timori per possibili iniziative del governo israeliano “dopo il rilascio dei prigionieri israeliani”. “Domenica ho avuto un incontro a Doha con componenti dell’ufficio politico di Hamas – ha riferito il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan – Hamas non ha esitazioni ad attuare i termini dell’accordo di cessate il fuoco. Tuttavia ci sono interrogativi a livello globale su come si comporterà il governo Netanyahu dopo il rilascio dei prigionieri israeliani”.
Fidan, durante una conferenza stampa ad Ankara con l’omologo egiziano Badr Abdelatty, ha sollecitato una posizione unita della comunità internazionale per impedire a Benjamin Netanyahu di “riprendere” quello che il ministro reputa un genocidio per scopi politici.
Fidan ha anche ribadito il “no” al piano proposto da Donald Trump per trasferire i palestinesi della Striscia di Gaza in altri Paesi della regione, Egitto e Giordania in particolare.
I ministri degli esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Giordania, insieme al consigliere presidenziale palestinese Hussein al-Sheikh hanno inviato una lettera congiunta al Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, per esprimere la propria contrarietà rispetto a questa ipotesi.
Nella missiva, ottenuta da Axios, i ministri ricordano che il Medio Oriente è già “gravato dalle più grandi popolazioni di sfollati e rifugiati del mondo” e versa in una situazione economica e sociale fragile, per cui bisogna “essere attenti a non aumentare il rischio per la stabilità regionale con ulteriori spostamenti, anche se solo temporanei, perché aumentano il rischio di radicalizzazione e disordini nella regione nel suo insieme”.
Si attendono gli sviluppi dell’incontro a Washington tra Netanyahu e Trump. “Il fatto che Benjamin Netanyahu sia il primo leader straniero alla Casa Bianca dimostra che il presidente Trump continuerà a schierarsi fermamente con Israele e che è impegnato con tutto il cuore a garantire che tutti gli ostaggi ritornino a casa”, ha affermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
L’obiettivo principale dell’amministrazione del tycoon, secondo Haaretz, è promuovere rapidamente la normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita, ritenuta una sorta di “chiave” per creare nuovi equilibri in Medio Oriente, sradicare definitivamente Hamas e bloccare il temuto programma nucleare iraniano.
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