Esteri

Gaza e Cisgiordania: il sangue scorre sulla costa orientale del Mediterraneo, anche a Pasqua

di Ernesto Ferrante -


Israele non ha alcuna intenzione di fermarsi. Mentre in Ucraina si annunciano tregue, seppur limitate alle festività pasquali, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania si continua a morire.

Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra che tanto peso politico ha nell’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu, ha invocato l’occupazione completa dell’enclave palestinese e, se necessario, l’instaurazione di un’amministrazione militare da parte di Tel Aviv. Le sue intenzioni, espresse in maniera brutale, sono contenute in un post pubblicato sulla piattaforma X, in cui si sostiene che questa sarebbe la via più rapida per riportare a casa gli ostaggi israeliani e garantire la sicurezza dello Stato ebraico.

“Questa è la strada per garantire la nostra sicurezza, e questa è la strada per riportare a casa rapidamente gli ostaggi”, ha scritto Smotrich in ebraico. Il ministro ha inoltre espresso il suo pieno appoggio alle recenti dichiarazioni del premier Netanyahu, secondo il quale la guerra contro Hamas non potrà concludersi prima della distruzione totale del movimento islamista e della sua espulsione da Gaza.

In un videomessaggio registrato, il premier ha ribadito linea dura: “Non porremo fine a questa ‘guerra di rinascita’ prima di aver distrutto Hamas a Gaza, riportato a casa tutti i nostri ostaggi e garantito che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”, ha affermato, stando a quanto riportato dal Times of Israel.

“Non metteremo fine alla guerra di rinascita prima di aver distrutto Hamas a Gaza, fatto tornate tutti gli ostaggi e assicurato che Gaza non ponga più una minaccia ad Israele”, ha detto Benjamin Netanyahu, puntando il dito contro quelli che dicono di “capitolare ora alle richieste di Hamas, lasciare Gaza, lasciare il corridoio di Philadelphia”. Una strada che porta dritta alla guerra a oltranza.

“Credo che possiamo far tornare gli ostaggi a casa senza cedere alle richieste di Hamas”, ha aggiunto sostenendo che la campagna militare a Gaza ha raggiunto una “fase critica, a questo punto, abbiamo bisogno di pazienza e determinazione per vincere”.

Non va meglio in Cisgiordania. Al primo ministro palestinese Mohamed Mustafà è stato impedito dal visitare diverse località della Cisgiordania, tra cui Duma, Qusra, Barqa e Deir Dibwan, a causa dell’intervento dell’esercito israeliano e della pressione dei coloni. La denuncia è arrivata dalla Commissione palestinese contro il Muro e gli Insediamenti, che ha parlato di un’azione “arbitraria” volta a minare il rapporto tra il governo e la popolazione.

Era previsto un sopralluogo nei villaggi colpiti da recenti attacchi di coloni israeliani. Il sindaco di Qusra ha confermato che la cancellazione è avvenuta in seguito alle proteste di gruppi di coloni, che hanno lanciato appelli online sostenendo che la delegazione del premier fosse armata e costituisse una minaccia.

Testimoni oculari hanno riferito la presenza di coloni lungo le strade che Mustafà avrebbe dovuto percorrere da Ramallah verso le zone di Nablus. Israele, al momento, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’accaduto.

Washington si muove. Gli Stati Uniti hanno ribadito la volontà di incontrare direttamente i vertici di Hamas coinvolti nei negoziati per porre fine alla guerra a Gaza, secondo quanto riportato sabato da Aram News e rilanciato da Ynet.

Fonti diplomatiche citate dal media emiratino riferiscono che gli Usa puntano in particolare alla liberazione di Edan Alexander, cittadino americano-israeliano ancora prigioniero nella Striscia, e al recupero dei resti di altri cittadini statunitensi.

L’iniziativa americana sembrerebbe essere stata dettata ritardi del governo israeliano nel raggiungimento di un accordo sul rilascio degli ostaggi e sul cessate il fuoco che sta irritando parte dell’amministrazione trumpiana.


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