Economia

Trump punta forte sul gasdotto in Alaska: le vie dell’energia

di Cristiana Flaminio -


Quarantaquattro miliardi di dollari per un gasdotto che, dall’Alaska, porterà materie prime energetiche direttamente nel Sud-Est asiatico. Mentre l’Ue continua a negare di avere alcun interesse anche solo nel pensare a una ristrutturazione del North Stream dopo la chiusura dei rubinetti dalla Russia per decisione di Kiev, gli Stati Uniti sono pronti a lanciare il grande progetto che farebbe dell’America il fornitore quasi assoluto e solitario di gas ai Paesi che sono nella sua sfera d’influenza. Il gasdotto dal Circolo polare artico, dove sono presenti numerosi e ricchi giacimenti di materia prima energetica, al sud dell’Alaska dovrebbe servire al trasferimento di gas da liquefare e spedire poi direttamente in Giappone e Corea del Sud oltre che a Taiwan. La lunghezza dell’infrastruttura è stimata in circa 1.200 chilometri e il presidente Usa Donald Trump la ritiene una delle opere principali, da concludere in tempi rapidi, per lo sviluppo dei rapporti tra Washington e gli alleati del Sud-est asiatico. “Giappone, Corea del Sud e altre nazioni vogliono essere nostri partner con investimenti da trilioni di dollari ciascuno – ha dichiarato Trump – è tutto pronto per partire”. Un entusiasmo che, sibilano coloro che dicono di saperla lunga, è nato sotto la “solita” minaccia di imporre o alzare i dazi sulle importazioni. Minaccia che, tra le altre cose, era già servita a Trump a negoziare la vendita di “quantità record di Gnl” al Giappone. E, forse, anche all’Europa. Con cui, però, i rapporti si sono almeno per il momento deteriorati anche se gli Usa hanno sempre una carta da giocarsi: quella della povertà di materie prime energetiche nel Vecchio Continente.


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