“Gas troppo caro, torniamo al carbone”
Da Cina e India brusco stop alla transizione energetica
CENTRALE A CARBONE ENEL PORTO DI GENOVA
Il G7 spinge verso la decarbonizzazione ma il percorso è lungo e tortuoso. Mentre i ministri dell’Energia dei Paesi più industrializzati, riuniti in Germania, ribadiscono l’impegno a raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti a fine 2021 nella Cop21 di Glasgow, chiedendo nel contempo all’Opec di incrementare le estrazioni di petrolio per contrastare gli enormi aumenti del Gnl, in Corea i Paesi asiatici, riuniti nella Conferenza sul gas, prendono atto dell’impossibilità di condurre la transizione energetica in tempi brevi. “Il mondo ha cercato di muoversi verso la decarbonizzazione e abbiamo davvero provato a garantire l’energia sostenibile, ma dobbiamo affrontare una seria sfida per raggiungerla”, riflette Yukio Kani, amministratore delegato presso il principale importatore giapponese JERA.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno mutato la prospettiva, portando in primo piano il tema della sicurezza energetica, divenuta una priorità assoluta per gli importatori di gas, poiché le previsioni di forniture più restrittive e i prezzi volatili stanno già riducendo la spinta verso la decarbonizzazione.
Le scarse forniture di gas naturale, soprattutto in previsione del prossimo inverno, hanno indebolito la fiducia dei governi e degli stessi consumatori nel passaggio al gas, contribuendo a far tornare d’attualità il tanto vituperato carbone. “I conflitti geopolitici hanno reso instabili i mercati del gas – ha dichiarato alla Conferenza mondiale Yalan Li, presidente del consiglio di amministrazione del Beijing Gas Group -. I prezzi sono insopportabilmente alti per gli utenti, creando una maggiore probabilità di ritorno del carbone”.
La strada sembra inevitabilmente tracciata, se è vero che la Cina, che lo scorso anno era stato il principale importatore mondiale di Gnl, dovendo fare affidamento sulle importazioni per soddisfare quasi la metà del proprio fabbisogno, prevede di tagliare drasticamente l’import quest’anno rivolgendosi al carbone, molto più economico. Inutile sottolineare quanto questa decisione possa incidere sul taglio delle emissioni, essendo la Cina il più grande consumatore di energia del mondo.
Allo stesso modo anche l’India, altro mercato chiave per il gas, sta utilizzando più carbone e sta rallentando gli acquisti spot di Gnl a causa della repentina crescita dei prezzi. A.K. Singh, amministratore delegato di Petronet LNG, il principale importatore indiano, ha confermato in sede di conferenza che i costi per le forniture da contratti a lungo termine sono raddoppiati rispetto a un anno fa, mentre i prezzi spot sono addirittura triplicati. Singh ha parlato di “distruzione della domanda, in particolare in India, a causa dei prezzi molto alti”, non nascondendo che alcuni consumatori stanno passando a combustibili più economici, carbone in primis.
L’unica soluzione per superare l’impasse e riprendere la strada verso la transizione energetica è la stabilizzazione dei prezzi del gas, chiesta a gran voce dai ministri dell’Energia del G7 e ritenuta la massima priorità del settore anche dal blocco asiatico. “I prezzi e la volatilità sono inaccettabilmente alti per gli acquirenti – ha detto Chae Hee-bong, amministratore delegato statale della Korea Gas Corp -. Se la situazione attuale persiste a lungo, ci porterà alla distruzione della domanda, soprattutto nei Paesi emergenti”.
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