Attualità

Garzeno e quei minori choc “assetati” di sangue: fermato 17enne

di Ivano Tolettini -


Un altro 17enne sospettato di essersi macchiato di un efferato omicidio in Lombardia, a Garzeno. Lui nega, “non l’ho ucciso” dice ai carabinieri, ma i riscontri per gli inquirenti sarebbero insuperabili. Ad incastrare l’indagato sarebbero le tracce biologiche lasciate sul teatro dell’assassinio, avvenuto di prima mattina il 24 settembre scorso, del commerciante Candido Montini, 76enne ex vicesindaco di Garzeno, piccolo paese sul lago di Como, e le telecamere collocate nella piccola frazione di Catasco di cento anime dove la testimonianza del ragazzo con tanto di apparente alibi, sarebbe però contraddetta e smontata dalle immagini di una telecamera che lo inchioderebbero. Questi indizi ritenuti al momento gravi e coincidenti hanno convinto il Pm del tribunale dei minorenni di Milano a firmare un fermo per omicidio volontario, che i carabinieri del comando provinciale di Como hanno eseguito l’altra sera dopo un lungo interrogatorio nel corso del quale gli investigatori hanno contestato al minore il suo comportamento e una serie di elementi incompatibili con la sua testimonianza. Spetterà al gip entro 48 ore soppesarli ed eventualmente emettere l’ordinanza di custodia.

DNA – Come nel caso della povera Yara Gambirasio a risultare decisivo sarebbe l’esame del Dna cui sono stati sottoposti gran parte dei residenti della frazione collinare sopra l’abitato di Dongo, dove si conoscono tutti e dove tutti sono ancora increduli e addolorati per la tragicissima fine di Candido, ammazzato con una ventina di coltellate, una delle quali lo ha sgozzato. Per procedere col prelievo al minorenne di materiale biologico da cui prelevare il Dna è stato necessario l’assenso dei genitori, che lo hanno dato. Ma chi ha potuto preordinare un simile delitto e per quale motivo? Se alla prima parte della domanda i carabinieri, grazie anche al lavoro dei Ris di Parma, che hanno isolato il Dna sul manico del coltello utilizzato per ammazzare il pensionato che lavorava ancora nella sua piccola bottega di alimentari e di vendita di bombole di gas, hanno dato una risposta apprezzabile sul piano giudiziario, quanto al movente i militari stanno ancora approfondendo alcune circostanze, sebbene l’ipotesi più plausibile sia quella economica. L’indagato e i suoi genitori frequentavano abitualmente la bottega di Candido, col quale erano imparentati. Il giorno dell’omicidio a dare l’allarme è stato il fornaio. Dopo avere constatato che Candido non era venuto a ritirare come ogni giorno il pane e avere visto che stranamente la bottega era ancora chiusa, è andato a vedere a casa sua situata poco lontano ed ha fatto la drammatica scoperta. Il corpo del commerciante giaceva all’esterno dell’abitazione in una pozza di sangue. Numerose le ferite di arma da taglio, tra cui appunto una al collo che il medico legale ha ritenuto quella fatale. Le telecamere di sorveglianza della frazione hanno consentito ai carabinieri di raccogliere preziose informazioni che hanno approfondito nel corso dei giorni, convincendosi che l’assassino non poteva che essere un abitante della frazione. Di qui, dopo avere avuto il via libera dalla Procura dei minorenni, con l’ausilio dei biologi del Ris hanno campionato i residenti, che si sono sottoposti tutti senza problemi all’esame. Tra l’altro, l’arma del delitto, un coltellaccio, era stata rivenuta dopo qualche giorno. «Siamo sgomenti – ha detto ieri il sindaco Eros Robba, 29 anni -. Ovviamente aspettiamo che i provvedimenti dei magistrati si consolidino con atti propri, ma pensare che possa essere stato lui l’autore del delitto mi pone tanti interrogativi sia come primo cittadino sia come giovane che ha sempre pensato che questi fatti appartenessero a contesti diversi e non alla nostra comunità che è unita verso l’esterno, e lo è ancor più la frazione di Catasco, caratterizzata da sempre da rapporti di lealtà tra le persone che questa tragedia spezza”. Come nel caso di Paderno Dugnano, nel Milanese, quando un altro 17enne aveva sterminato la famiglia, l’omicidio di Montini che sarebbe stato commesso da parte del giovane parente di buona famiglia – “vi sbagliate, non ho ucciso io Candido”, si difende con forza il minore – , pone una serie di inevitabili interrogativi. “Faccio musica, volevo bene a Candido, non gli ho fatto del male”, ripete ai carabinieri mentre lo accompagnano al Beccaria di Milano.


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