Fwu, 120 mila risparmiatori traditi: il crac delle polizze è di 500 milioni
L’ennesima stangata ai danni dei risparmiatori italiani stavolta è targata Germania e Lussemburgo. L’insolvenza della compagnia di assicurazioni lussemburghese Fwu Life Insurance Lux, controllata dalla germanica Fwu Life Insurance, è stata certificata nei giorni scorsi dal Tribunale del Lussemburgo che ha disposto la messa in liquidazione. In Italia il fallimento pesa quasi 500 milioni di euro a carico di 120 mila risparmiatori, concentrati soprattutto in Lombardia, Veneto e Lazio. Un paio di sere fa oltre cento tartassati, il cui stato d’animo lo si può immaginare, si sono ritrovati nella sede veronese di Adiconsum per quella che è parsa anche una seduta terapeutica collettiva in cui leccarsi le ferite finanziarie e pianificare una strategia di contenimento del danno. L’annuncio della beffa è avvenuto all’inizio del mese da parte dell’Istituto di vigilanza sul settore assicurativo italiano (Ivass), quando ha incontrato le associazioni dei consumatori per informarle sulla procedura e i passaggi tecnici che i sottoscrittori delle polizze Index e Unit Linked dovranno percorrere per cercare di essere risarciti. Le cifre investite per ciascun consumatore non sono ingentissime, tant’è che la media parla di un taglio medio tra i 4 e 5 mila euro, ma come insegna Trilussa c’è chi è rimasto scottato pesantemente (in proporzione al proprio patrimonio) e chi in misura assai limitata. C’è ad esempio la storia di un imprenditore veronese 56enne che ha sottoscritto quattro polizze per ciascun componente della sua famiglia e in dieci anni ha versato 50 mila euro. Le polizze erano legate al ramo vita, un giro d’affari che nel nostro Paese vale 259 miliardi di euro, ed erano vendute da broker e agenzie di servizi assicurativi che spendevano la solidità tedesca al momento di convincere i clienti a mettere la firma sul contratto. “Dopo quello del crac delle Popolari Venete – spiegano gli avvocati Silvia Caucchioli e Carlo Battistella, che patrocinano Adiconsum a Verona – è un altro caso di conclamato risparmio tradito”. Il presidente del Codacons, Gianluca Di Ascenzo, analizza che “occorre ora accendere un focus su quegli intermediari che hanno venduto le polizze di. Erano prodotti finanziari spesso sottoscritti da risparmiatori a volte disinvolti, e i cui rischi non venivano adeguatamente illustrati. Così le scelte non erano consapevoli”. I legali delle associazioni dei consumatori stanno valutando le azioni per salvare il salvabile di una crisi che si era manifestata nell’estate ’24 ed era esplosa in autunno. Ivass il 3 febbraio aveva riferito alle associazioni dei consumatori che non sapeva se ci fossero compagnie interessate ad acquistare il portafoglio della insolvente Fwu. Ivass ha spiegato che a tutela dei risparmiatori in una banca terza depositaria ci sarebbero somme a riserva e garanzia degli attivi delle polizze, anche se c’è il timore che non corrispondono agli importi dei contratti. Dopo la pubblicazione della sentenza, Ivass promuoverà un confronto con i professionisti delle associazioni dei consumatori per fornire adeguate informazioni sulle modalità di recuperare degli attivi. Il Tribunale del Lussemburgo ha fissato il 31 gennaio 2028 il giorno dell’ammissione allo stato passivo, nel frattempo entro fine luglio ’25 il liquidatore di Fwu invierà a tutti i creditori iscritti nei libri della compagnia. si parla di centinaia di migliaia di persone in Europa, il prospetto con l’indicazione dei rispettivi crediti. Frattanto Adoc, l’Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori promossa dalla Uil, dice che “bisogna rafforzare i controlli sulle polizze assicurative estere vista la la tendenza dei risparmiatori italiani a sottoscrivere polizze con compagnie con sede in altri paesi”. Le associazioni dei consumatori hanno sollecitato Ivass a istituire un canale con il Commissario per la creazione di una piattaforma telematica su cui depositare le domande di ammissione al passivo, sulla base dell’esperienza del FIR, il Fondo Indennizzi Risparmiatori che ha consentito di gestire 200 mila posizioni in via telematica all’epoca del crac delle Popolari Venete.
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