Francia: vince a sorpresa la sinistra, Macron regge, Le Pen solo terza
Vince la sinistra, Macron regge e Le Pen grande delusa. Con un ‘coup de theatre’ è stata la coalizione Nuovo Fronte Popolare a vincere il secondo turno delle elezioni legislative in Francia, che ha visto un’affluenza record, la più alta dal 1997. Ensemble, la formazione macronista, non è naufragata come indicavano molti sondaggi della vigilia, anzi, potrebbe ancora ritagliarsi un ruolo decisivo nella formazione del nuovo governo, mentre masticano amaro Jordan Bardella e Marine Le Pen. Le speranze dei due leader del Rassemblement National si sono infrante contro il muro del fronte repubblicano e le ‘famose’ desistenze che hanno spinto oltre 200 candidati ammessi al secondo turno a ritirarsi per evitare all’estrema destra di prendere il potere.
L’ultima proiezione di Elabe per l’emittente Bfmtv assegna all’Nfp tra 182 e 193 seggi, ad Ensemble tra 157 e 163 seggi, al Rn e ad i suoi alleati tra i 136 e 144 seggi ed, infine, ai Repubblicani 67 seggi. Un risultato che fa gongolare il leader di France Insoumise, Jean-Luc Melenchon, che ha subito rivendicato il posto a Matignon per la sua coalizione. “Abbiamo ottenuto un risultato che ci dicevano fosse impossibile”, ha detto trionfante l’esponente di sinistra, accusato dai suoi critici di antisemitismo. Per la Francia la sconfitta del Rn “è un enorme sollievo”, ha detto, primo tra i ‘big’ a commentare davanti alle telecamere, chiedendo le dimissioni del premier.
Dimissioni che puntualmente arriveranno già stamattina, ha confermato Gabriel Attal, che comunque non ha nascosto una certa soddisfazione per il risultato di Ensemble, arrivata seconda allo scrutinio e che ha “tenuto” ottenendo “il triplo di deputati che certe stime ci assegnavano all’inizio di queste elezioni”. “Fedele alla tradizione repubblicana e in conformità con i miei principi, domani mattina presenterò le mie dimissioni al presidente della Repubblica”, ha scandito, sottolineando tuttavia come grazie proprio alla ‘scommessa’ di Macron “nessuna maggioranza assoluta può essere guidata dagli estremisti”. Macron che almeno stasera commenterà i risultati, hanno fatto sapere fonti dell’Eliseo, secondo cui il presidente aspetterà la “composizione” della nuova Assemblea nazionale “per prendere le decisioni necessarie”.
E mentre vicino Place de la Republique si registrano i primi scontri tra polizia ed estremisti di sinistra, il ‘grande sconfitto’ di questo secondo turno è sicuramente Jordan Bardella, arrivato a queste elezioni come premier ‘in pectore’ e costretto ancora una volta probabilmente all’opposizione. Bardella che davanti alla stampa non ha nascosto la rabbia per un cartello elettorale che ha impedito al Rn di conquistare il governo. “Un’alleanza del disonore getta la Francia tra le braccia dell’estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon”, ha affermato, rivendicando in ogni caso il successo del suo partito che ha ottenuto “la percentuale più importante di tutta la sua storia”.
“Il Rassemblement National incarna più che mai l’unica alternativa e sarà al fianco del popolo francese. Non vogliamo il potere fine a se stesso, ma per restituirlo ai francesi”, ha proseguito Bardella, evidenziando che “stasera è caduto un mondo vecchio e nulla può fermare un popolo che ha ricominciato a sperare”. Il suo impegno, ha detto concludendo il suo discorso, andrà avanti fino alla “vittoria”.
“La marea continua a salire, la nostra vittoria è solo rimandata”, ha detto la sua ‘collega’ Marine Le Pen a Tf1 dopo il deludente risultato. “Ho troppa esperienza per essere delusa da un risultato che raddoppia il numero dei nostri deputati”, ha rimarcato la leader nazionalista francese, secondo cui “se non fosse per questo accordo innaturale tra Macon e l’estrema sinistra, il Rassemblement National avrebbe la maggioranza assoluta”.
“La situazione è insostenibile. Jean-Luc Melenchon diventerà primo ministro?”, ha domandato Le Pen, che poi, rispondendo alla domanda se chiederà le dimissioni di Emmanuel Macron, ha tagliato corto: “Non chiedo nulla”. Chi invece stasera festeggia è l’ex presidente socialista, Francois Hollande, vincitore nel suo collegio e quindi eletto all’Assemblea nazionale: “Ho deciso di candidarmi qui in Correze, dove ho sempre tratto la mia legittimità. Ho sentito che il mio dovere, nonostante le cariche che ho ricoperto, era quello di fare tutto il possibile per impedire all’estrema destra di andare al potere, ma anche di aprire un percorso di speranza”.
Già domani si aprirà la fase delle trattative per la nascita del nuovo esecutivo. Il percorso verso Matignon si preannuncia non facile, dati i veti incrociati annunciati dalle varie forze politiche. Di fronte a un’ “Assemblea nazionale divisa”, “dovremo comportarci da adulti”, ha cercato di mediare il leader di Place Publique (una delle forze che compongono il Nuovo fronte popolare), Raphael Glucksmann.
Più esplicito è stato l’ex premier e leader di Horizons (partito della coalizione macronista), Edouard Philippe, secondo cui le forze politiche di centro devono fare un accordo senza compromessi, escludendo France Insoumise e Rn. “La maggioranza dei francesi non vuole dare il potere al Rn e ne sono felice. Nemmeno il Nuovo fronte popolare, alleanza elettorale eterogenea, ha la maggioranza, malgrado ciò che dice Jean-Luc Melenchon”, ha concluso Philippe, secondo cui lo scioglimento dell’Assemblea nazionale ha portato ad “una grande incertezza che costituisce un pericolo che nessuno dovrebbe sottovalutare”.
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