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Francia, ministri sull’orlo di una crisi di nervi. A Macron: Non andare negli Usa

di Angelo Vitale -


Il rompicapo provocato dal voto finale delle elezioni rischia di far saltare i nervi ai politici francesi: Macron deve andare o no a Washington? Il solo fatto che il presidente francese Emmanuel Macron sarà lontano da Parigi per almeno 48 ore, il tempo di partecipare al vertice dei leader della Nato a Washington, è considerato dai suoi ministri una “mina vagante”.

Di quelle 48 ore – la presenza di Macron è prevista mercoledì negli Usa – la coalizione di sinistra francese, uscita vincitrice dal ballottaggio di domenica – secondo questo allarme – , potrebbe approfittarne per imporsi a Matignon. E’ quanto temono gli esponenti più vicini al presidente francese che, secondo fonti citate da Le Figaro, starebbero cercando di convincere Macron ad annullare la visita per gli Stati Uniti in programma per domani mattina. Mentre proseguono le trattative in vista della formazione di un nuovo esecutivo in Francia, i dirigenti di governo e di partiti vicini a Macron stanno facendo pressione per evitare che si assenti. ”Non è questa la strada da seguire. Non è il caso di non andare” al vertice della Nato, hanno risposto fonti dell’entourage di Macron contattate da Le Figaro. ”Il presidente andrà al vertice della Nato”, hanno ribadito altre fonti.

Ma secondo un ministro del governo uscente, che ha preferito rimanere anonimo, ”la sinistra si metterà d’accordo sul nome di un primo ministro e noi dobbiamo organizzarci per essere pronti. Però se il presidente va negli Stati Uniti per due giorni, non faremo nulla”. Insomma, avverte un altro ministro sempre a condizione di anonimato, occorre avviare negoziati rapidi perché è in corso ”una gara di velocità. Andare a Washington per tre giorni quando ogni giorno conta significa speculare sul fatto che la sinistra non riuscirà a mettersi d’accordo. Se ci riusciranno, la pressione al suo ritorno sarà molto forte”.

Sulla difficoltà a sbarrare la strada al Nouveau Front Populaire (Nfp), il ministro afferma: ”se fossi di sinistra organizzerei una manifestazione davanti all’Eliseo brandendo le chiavi”. Inoltre, considerato l’inizio della nuova legislatura il 18 luglio, ”ci sono cose di cui possiamo discutere fino al 17 e non dopo. Occorre avere il tempo necessario per condurre un negoziato globale che possa tener conto delle posizioni chiave dell’Assemblea” nazionale.


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