Attualità

Francesco, la via della pace e gli interessi diabolici del conflitto

di Redazione -

VLADIMIR PUTIN PAPA FRANCESCO JORGE MARIO BERGOGLIO


di FRANCESCA CHAOUQUI

 

ll Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Ungheria, in programma a fine mese, potrebbe avere risvolti importanti non solo nei rapporti tra la Santa Sede e il presidente Orban, ma sull’evoluzione del conflitto tra Russia e Ucraina. In questi mesi la diplomazia vaticana ha lavorato sotto traccia per trovare una soluzione che, in realtà, non è stata mai vicina. Lo ‘strappo’ di un anno fa determinato dalle parole di condanna di Papa Francesco “all’aggressione armata” e alla ‘copertura religiosa’ assicurata dal patriarca di Mosca Kirill, non è stato mai del tutto ricucito. Il viaggio in Ungheria, dunque, potrebbe servire per arrivare a Putin attraverso Orban. D’altra parte la guerra ha fatto registrare una nuova recrudescenza e nelle ultime settimane non sono cessati i messaggi e le preghiere di Papa Francesco per la Pace tra i popoli russo-ucraino, così come non cessa la conta delle vittime di un conflitto assurdo che vede martoriato non solo il popolo ucraino ma anche quello russo, fuori dai circuiti mediatici. È una guerra tra i potenti al sicuro nelle loro roccaforti, una guerra strategica dove l’umanità non è contemplata, neppure nella sua sfera spirituale. Inoltre, ad un anno dall’inizio del conflitto, qualcosa sembra cambiata anche nelle parole del Patriarca Ortodosso: ora gli appelli di Papa Francesco sembrano trovare unanimità con l’invito “ad una pace giusta e duratura” proprio di Kirill. Ma i fatti continuano a mostrare un cristianesimo ad personam, un cristianesimo chiuso nelle beghe che da secoli contrappone i cristiani cattolici e i cristiani ortodossi. Nonostante la condivisione della comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo cattolici e ortodossi sono ancora oggi divisi da ferite ereditate che neppure l’incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill nel 2016 a Cuba ha modificato; infatti ai buoni propositi non si è riusciti a dare seguito nei fatti. S’invoca la Pace da entrambe le parti ma neppure il messaggio pasquale ha sortito alcun effetto. Mentre l’umanità perde ogni suo valore al tavolo delle trattative, la geopolitica è dominata dalla vecchia logica di potere e non basta la storia e le giornate delle memorie a ricordare quanto sia disumana e sacrilega la guerra. Le ragioni del conflitto vanno oltre le dinamiche dei confini di un piccolo territorio quale l’Ucraina, ormai è evidente a tutti che a trarre beneficio da questa guerra sono solo gli interessi di chi dietro o davanti le quinte attraverso l’invio di armi e macchine da guerra favorisce il conflitto in nome di una giusta difesa o legittima offesa. L’antico continente con la sua grande istituzione non è riuscita ad intraprendere la via del dialogo, l’Unione Europea ha mostrato il suo fallimento chiedendo aiuto alla vecchia alleata America per una soluzione del conflitto che invece si è ingigantita fino a coinvolgere anche la Cina. Nessuno ricorda più il motivo del conflitto, a tutti è evidente il gioco per il primato tra i leader Putin e Biden. Il ruolo di pacificatore del presidente cinese Xi Jinping è durato un battito di ciglia, sembra più evidente l’ambizione a far parte del tavolo dei grandi che l’obiettivo della Pace, più interessante la mobilitazione per creare una barriera comune contro l’Occidente occidentale (Usa, Nato Eu) e l’Occidente orientale che la risoluzione pacifica del conflitto. Ma chi paga le spese di questi giochi di potere tra piccoli uomini che rivestono grandi ruoli cui interi popoli si affidano per governare a favore della convivenza pacifica e della crescita sociale culturale ed economica? Mentre l’umanità accoglie le sfide ambientali e si unisce per la salvaguardia del creato, il bene comune, i potenti giocano a risiko incuranti della vita dell’uomo, sdegnando la fatica degli uomini e donne che ogni giorno con il proprio lavoro tengono in piedi una società dilaniata dalle ripercussioni di un conflitto senza senso.
C’è bisogno di convergere sul concetto di pace e stabilire se è l’etica della pace ad ispirare la politica o se sia la politica a servirsi dell’etica per raggiungere i propri scopi.
C’è bisogno di testimoni credibili, di capi di stato che tengano a cuore i popoli che li hanno eletti e che promuovano azioni che favoriscano il benessere dell’uomo.

C’è bisogno di rimettere al centro la vita dell’uomo e non il potere consapevoli che il potere è effimero, la vita invece genera e rigenera il bene.


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