Attualità

Fra uomo e orso

di Redazione -


 

di IRENE GIUROVICH
L’orsa Jj4, di cui l’Ispra aveva autorizzato l’abbattimento, per ora è salva, grazie al rapido intervento della Lav la cui azione legale ha consentito di ottenere dal Tar la sospensione. Il pronunciamento fa seguito proprio alla proposta inviata dalla Lega antivivisezione che giorni fa aveva individuato un rifugio sicuro trovato per l’orsa, come comunicato al ministro per l’Ambiente Gilberto Pichetto e al presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti. Il Tar, dunque, ha accolto le motivazioni del ricorso.
Abbiamo cercato di approfondire la questione con l’esperto di salute animale e grandi animali, il ricercatore Stefano Filacorda, docente all’Università di Bolzano e Udine (Dipartimento di Scienze Agro-alimentari, ambientali e animali).
Che idea si è fatto?
“Immagino che sia avvenuto un incontro/scontro fra l’orsa e il runner, nel senso che nessuno dei due ha avuto modo di accorgersi per tempo dell’altro. Ovviamente non ho in mano tutti gli elementi. Certo è che si devono salvaguardare sia gli uomini sia gli orsi”.
La soluzione passerebbe solo per l’uccisione dell’animale come vorrebbero?
“Intervenire è obbligatorio, diciamo che l’abbattimento è l’atto più facile da realizzare perché catturare l’animale con un tubo implica uno sforzo maggiore rispetto allo sparargli. Logisticamente è chiaro che uccidere è più facile. Ovvio, si pone un fondamentale problema etico che risponde alla domanda quale sia il miglior interesse per l’animale seppure sia un animale che ha privato delal vita un uomo”.
Quale responsabilità ci si deve assumere?
“La prima cosa da fare è ovviamente rimuovere l’animale da quel contesto non necessariamente uccidendolo; il come, ripeto, apre un dilemma etico. Una società moderna potrebbe attivare altre soluzioni”.
L’orsa aveva con sé i cuccioli…
“Dovrebbero aver già superato l’anno di vita, quindi il comportamento a loro difesa è tendenzialmente meno aggressivo…”.
Che prospettive avrebbe l’animale in caso di captivazione?
“Resterebbe dentro un recinto sorvegliato tramite numerose precauzioni… se si dimostrasse aggressivo anche dentro il recinto, si interverrebbe con le sedazioni”.
Condannata all’ergastolo a vita, senza nemmeno un’ora d’aria?
“Dal recinto non potrebbe mai uscire. Si tratterebbe di bilanciare una detenzione dignitosa e rispettosa della vita dell’orsa con la sicurezza degli operatori. Teniamo conto che in Italia non disponiamo di recinti adatti, pertanto, l’animale andrebbe portato in recinti all’estero: è un percorso molto complicato e lungo. E il tempo non c’è perché la popolazione è terrorizzata e impaurita”.
Che cosa non ha funzionato in questo luogo antropizzato?
“In questi contesti è molto importante impostare una corretta comunicazione”.
Da profondo conoscitore degli orsi qual è, come possiamo descrivere un orso-tipo?
“Ogni orso è un orso diverso da un altro. I comportamenti individuali sono specifici. Gli orsi che tentano di avvicinarsi alle case, magari creando danni alla zootecnia, sono un’esigua minoranza. Di solito in età giovanile sono meno prudenti, poi sviluppano maggiore prudenza. La quasi totalità degli orsi, comunque, è schivo, non confidente e trascorre il tempo ad evitare l’incontro con l’uomo. Quei rari esemplari che si dimostrano confidenti e pericolosi devono essere gestiti in maniera celere, opportuna e specifica”.
Quanto dobbiamo agli orsi nella loro funzione di garanti della biodiversità?
“Tantissimo, come dimostra la storia evolutiva. Gli orsi sono fondamentali nella conservazione del sistema naturale. Nessun animale, del resto, al pari dell’uomo, è inutile. Gli orsi esercitano un ruolo nel mantenere la struttura dei boschi, nel fornire cibo ad altri animali, nel migliorare la biodiversità, nel reintrodurre alcune piante e favorire la germinazione. Anche il significato culturale ha un suo peso. Noi ci siamo sempre evoluti con loro cercando di togliere gli animali più pericolosi e dannosi da un certo contesto. Ciò ha permesso lo sviluppo di progetti di conservazione, anche grazie alla crescente sensibilità dell’uomo nei confronti della natura e della vita animale”.
Un’ultima considerazione?
“Bisognava intervenire prima…”.

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