Politica

Fondazione Open, prosciolto il “cerchio magico” di Renzi

di Rita Cavallaro -

Matteo renzi


Prosciolto il “cerchio magico” di Matteo Renzi. Anche il caso Open, l’inchiesta sull’irregolarità dei finanziamenti alla Fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’allora segretario del Pd, è finita in una bolla di sapone. Con un non luogo a procedere per tutti gli undici imputati, al termine di un’udienza preliminare infinita, iniziata il 15 aprile 2022 e chiusa ieri con il proscioglimento, deciso dal gup Sara Farini. “Ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia”, ha detto Matteo Renzi, coinvolto nell’indagine insieme a Maria Elena Boschi, all’ex ministro Luca Lotti, all’imprenditore Marco Carrai e all’avvocato Alberto Bianchi. “Al pm che mi ha accusato, Luca Turco, lo stesso che ha aggredito la mia famiglia”, ha commentato il leader di Italia Viva, “non ho niente da dire. Mi spiace solo che vada in pensione dopodomani senza pagare per le sue perquisizioni illegittime e per la sua indagine incostituzionale. Chi sbaglia paga vale per tanti italiani, non per lui”. Renzi, ringraziando le persone che gli sono state vicine in questi anni di assalto giudiziario, ha precisato: “Volevano farmi fuori con una indagine farlocca. Non ce l’hanno fatta. Ripartiamo insieme. Ma non dimentichiamo che ci sono tanti cittadini innocenti che non possono difendersi. Continueremo a fare politica anche per loro. Con il sorriso e senza vendette. Ma con la certezza che oggi ha perso il giustizialismo e ha vinto la giustizia. E chi mi aggredisce con indagini, norme, campagne ad personam non mi fa paura. Anzi, mi rende più forte”. Per Maria Elena Boschi “finisce l’incubo. Dopo anni di sofferenza silenziosa oggi si chiude la pagina di Open: sono stata prosciolta. Da avvocato conoscevo l’assurdità delle accuse. Da parlamentare ero certa della correttezza del nostro operato. Ma da donna ho sofferto molto, quasi sempre in silenzio”, ha scritto la deputata di Iv sui social. Un’inchiesta che, per gli imputati, era un attacco politico delle toghe, che avevano messo l’allora premier sotto i riflettori contestando presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 e che avrebbe sostenuto l’ascesa politica di Renzi prima come sindaco di Firenze e poi come segretario del Pd. Per i magistrati la Fondazione era in realtà un’articolazione di partito, in cui sarebbero confluiti fondi per 3,5 milioni di euro, in violazione della legge sulle erogazioni liberali. Per questo motivo, il “cerchio magico” di Renzi era accusato di finanziamento illecito ai partiti. Un impianto accusatorio fantasioso, al punto che le accuse non sono state sufficienti neppure per disporre il processo. E così, dopo oltre due anni di udienze preliminari, il gup ha deciso per il non luogo a procedere.


Torna alle notizie in home