Follia Pd: “Camera delle deputate e dei deputati”
Non si dica che il Pd non stia portando avanti le grandi battaglie di sinistra, seppure dai banchi dell’opposizione in cui ancora deve ambientarsi. In primis, ovviamente, quella per la liberazione della compagna Ilaria Salis, ostaggio nelle prigioni dei pericolosi torturatori ungheresi, nel più totale immobilismo di un governo che non si degna di inviare le squadre speciali per una missione di esfiltrazione alla Artem Uss, in modo da sottrarre la Salis alla prigione di Budapest.
Questioni delicate di politica internazionale, alle quali si affiancano pure i grandi temi ideologici nazionali, come la lotta al patriarcato e alla cultura dello stupro, che ha toccato l’apice con l’assassino “maschio bianco” di Giulia Cecchettin. L’obiettivo però non è seguire la scia di casi troppo specifici e allarmanti, quale è la violenza sessuale di Catania dove i maschi sono “neri” e clandestini, allora è meglio che se ne occupi la magistratura. La battaglia per l’uguaglianza della donna, nell’Italia del Ventennio del nuovo millennio, passa attraverso un cambiamento così radicale da necessitare una riforma costituzionale. Per metterla in atto, i parlamentari dem Gian Antonio Girello e Sara Ferrari hanno depositato una proposta di legge costituzionale per, udite udite, modificare la denominazione dell’Aula di Montecitorio in “Camera delle deputate e dei deputati”.
Qualcosa di cui gli italiani sentivano l’assoluta necessità, ma che potrebbe portare a polemiche roventi sull’inclusività e l’uguaglianza di genere. Perché purtroppo i due deputati del Pd hanno totalmente dimenticato di includere nel testo il genere neutro, che se fosse veramente caro alla sinistra, anziché strumentale alla propaganda, sarebbe stato considerato, con la più corretta formula di “Camera delle deputate, dei deputati e di deputat*”.
Alla faccia delle politiche a sostegno della galassia LGBTQ+. Perché basta un asterisco a cancellare anni e anni di battaglie contro le diversità sessuali e l’omofobia. Un segno di punteggiatura che potrebbe vanificare tutto il lavoro per i diritti, le unioni civili, la libertà di non essere costretti in due soli generi. Senza contare che anche gli asterischi poi vanno a mettere una x alle urne. Post scriptum: non dite ad Alessandro Zan della proposta di legge del Pd, che magari non se ne accorge. Così non si corre il rischio che un domani, quando l’Aula conquisterà la nuova denominazione, il deputato si rifiuti, per protesta, di entrare a votare le grandi riforme.
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