Foibe, il doppio volto della storia tra Gorizia e Basovizza
Sabato 8 febbraio gli italiani hanno visto sui media straordinarie immagini del presidente della Repubblica Sergio Mattarella sotto braccio a Gorizia con la Slovenia Nataša Pirc Music.
L’occasione è stata l’inaugurazione come capitale europea della cultura di nuova Gorica-Gorizia 2025, due città, ora ambedue europee, separate da decenni da un muro e da ideologie contrapposte.
Nello stesso giorno le case degli italiani sono state inondate da immagini e da dichiarazioni delle più alte cariche dello Stato, seguite da decine di dichiarazioni di fuoco sui media, relative ad una folle iniziativa dell’imbrattamento da parte di sconosciuti, con vernice rossa in lingua slovena (“Morte al Fascismo, libertà al popolo” ) del mausoleo alle vittime in infoibate da Tito a Basovizza.
Sia che l’iniziativa sia stata di un invasato sloveno o di un provocatore italiano, il risultato è stato quello di riportare indietro le lancette della storia.
Lo dico con cognizione di causa perché come ministro dei Rapporti con il parlamento del governo Berlusconi, promossi e sostenni fermamente l’istituzione il 10 febbraio della Giornata del ricordo, avendo ben presente le migliaia di infoibati ed il sacrificio di 300.000 italiani costretti ad abbandonare Istria, Fiume, e Dalmazia. Ma nel contempo ho sempre sottolineato che era giusto non dimenticare la folle politica del Fascismo, gli eccidi compiuti dalle nostre truppe in Jugoslavia e l’annessione all’Italia fascista della Slovenia, con il tradimento dei nobili ideali del nostro Risorgimento sulla libertà dei popoli.
Quando i vari Eric Gobetti e Tomaso Montanari riferendosi alla giornata del ricordo sostengono che “la versione neofascista è diventata la narrazione ufficiale dello Stato italiano“, dicono pertanto una cosa assolutamente falsa.
Il 10 febbraio del 2005, intervenendo in parlamento a nome del governo nel giorno del ricordo, spiegai chiaramente che la legge era un omaggio dovuto agli italiani istroveneti e dalmati, insediati da secoli in quelle terre, vittime della follia nazifascista prima e del nazionalismo comunista di Tito poi, il cui sacrificio fu ignorato per anni per complesse e discutibili geopolitiche.
Fedele alla mia tradizione popolare, liberale, di ispirazione cristiana non posso dimenticare però anche le decine di migliaia di serbi, Croati e sloveni massacrati da Tito ed altrettanti dal nazifascismo, con l’obbligo morale non soltanto di ricordare ma anche di isolare chi si rifà ancora a quelli aberranti ideologie.
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