Attualità

I numeri del Fisco, la resistenza della Lega: chi non vuole la rottamazione?

di Cristiana Flaminio -


Il Fisco snocciola numeri secondo cui è pieno di crediti inesatti, inesigibili. L’Italia è piena di debitori che non pagano il dovuto all’Erario. I dati sembrano non lasciare scampo. Insomma, è la solita storia: non s’ha da avere pietà per gli “evasori” (tra molte virgolette…) in un Paese che “vanta” la pressione fiscale tra le più alte d’Europa a fronte di servizi che lasciano il tempo che trovano (al punto che, come rilevò il Censis, lo Stato sociale è ormai considerato un peso più che una risorsa dai cittadini). Le analisi partono dai numeri forniti dall’Agenzia delle Entrate sugli stock di crediti fiscali e terminano con le attestazioni di “fallimento” delle rottamazioni. Con l’obiettivo, politico, di bloccare anche la rottamazione quinquies seppur richiesta a gran voce dal popolo delle microimprese e degli artigiani. La Lega, però, non ci sta a questo gioco e con Alberto Bagnai rilancia: “. Rispettiamo ma non ci convincono le analisi che su base puramente contabile parlano di scarso successo delle precedenti rottamazioni, perché evidentemente non tengono conto delle catastrofi (pandemia, crisi energetica, guerra) che hanno colpito il tessuto economico dal 2020, cioè da quando la rottamazione ter sarebbe entrata a regime”. Ecco. Ma non è tutto: “Adesso, con tensioni internazionali ancora in corso, caro bollette e oltre 1300 miliardi in sospeso, sarebbe illogico e folle continuare a gravare milioni di italiani onesti e perbene che ci chiedono di poter lavorare, produrre e vivere onestamente in maniera sostenibile. Decisi ad andare avanti con la nostra proposta di buonsenso e di civiltà per andare incontro a cittadini e imprese che vogliono mettersi in regola con il fisco”. La vicenda va, quindi, oltre i numeri e come ogni altra questione politica ed economica, anche il Fisco deve fare i conti con la realtà. Quella di un Paese che rischia davvero grosso.


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