Economia

Fine Rdc, 33mila nuovi sms dall’Inps

di Giovanni Vasso -

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L’Inps continua a inviare sms. La fine del reddito di cittadinanza corre sul telefono. O meglio, sullo smartphone. L’Inps è pronta a spedire poco meno di 33mila sms per decretare la fine della corresponsione del Rdc ad altrettanti beneficiari. Ma da qui fino a dicembre, toccherà ad almeno altre 40mila famiglie ricevere il messaggino dai funzionari dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. In tutto, saranno 240mila i nuclei familiari che si vedranno togliere il beneficio del sussidio.

A fare il punto della situazione è stato il direttore generale della comunicazione dell’Inps, Diego De Felice, che è intervenuto in tv, ad Agorà Estate sulle reti Rai, per dare i numeri della fine del reddito di cittadinanza e tratteggiare le prossime mosse, decise dal governo, che saranno eseguite dai funzionari dell’Istituto. Innanzitutto le cifre: “La legge prevede la cessazione del reddito dopo 7 mensilità nel 2023. A luglio ci sono stati 159mila nuclei che hanno ricevuto questo sms, da domani verrà comunicato a chi ha la settima mensilità in agosto: e saranno 32.850 nuclei”. E non basta: “Mano mano da qui a dicembre ne arriveranno altri per circa 40mila: quindi alla fine saranno 240mila nuclei ai quali verrà comunicata la fine del Reddito di Cittadinanza”. 240mila famiglie è un numero impressionante ma, in fondo, nemmeno così grande.

Tuttavia, senza più il reddito, si apre una nuova fase. Quella legata all’avviamento al lavoro per gli occupabili. Anche perché entrerà in vigore la riforma voluta dal governo che non lascerà del tutto a bocca asciutta i percettori. “Le persone occupabili possono essere avviate verso un percorso lavorativo facendo la domanda di supporto di formazione lavoro sulla piattaforma che l’Inps renderà fruibile dal primo settembre. Questo sistema crea la possibilità di avviarsi verso un’attività lavorativa o poter utilizzare dei corsi di formazione professionalizzanti durante i quali si arriva ad avere un beneficio di 350 euro”.

Tuttavia, spiega De Felice, non sarà un addio brutale. Anzi: “Tre quarti delle persone che avevano il reddito – ha spiegato – lo continueranno a percepire fino al 31 dicembre e poi potranno fare la domanda di assegno di inclusione. L’obiettivo non è il beneficio ma l’accompagnamento verso il percorso lavorativo”. Così come avrebbe dovuto sempre essere. Fin dall’inizio. Difatti, il problema vero del Reddito di cittadinanza è stato il fallimento nel trovare un lavoro ai percettori. Un flop che si riverbera in un’altra (grande) questione che in questi anni è esplosa e non ha ancora trovato una soluzione. Si tratta della vertenza legata ai navigator. Coloro che avrebbero dovuto cercare (e trovare) un lavoro agli altri ma che, invece, rischiano di perderlo loro. Mentre la maggior parte dei vincitori del concorso ha già rassegnato le dimissioni.

Un altro tema è legato al riparto delle competenze, su base regionale, legate a lavoro e formazione. Ogni Regione ha deciso per sé. E le Marche, per dirne una, hanno già avviato un progetto per reinserire e formare gli ex percettori. Progetti simili sono in procinto di partire in Sardegna mentre la Lombardia avrebbe già avviato le procedure per rimettere nei binari formativi circa 5.500 percettori. Le altre Regioni si muoveranno in maniera differente. Se riterranno di doverlo fare. Ma si procede in ordine sparso. Intanto i telefonini squillano. E i messaggi, uno alla volta, verranno recapitati.


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