Editoriale

Fermate il soldato Borrell

di Adolfo Spezzaferro -


Ancora una volta i “buoni” vogliono a qualunque costo fare i “cattivi” e per fortuna c’è chi – Italia in testa – si oppone, per il bene dell’Europa e del mondo intero. Non è la prima volta che l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la Sicurezza Josep Borrell prova a spingerci tutti verso la Terza guerra mondiale. Ieri è tornato alla carica proponendo di togliere le limitazioni sull’uso delle armi della Nato inviate all’Ucraina. “Ci deve poter essere pieno utilizzo per colpire obiettivi militari in Russia in linea con le regole internazionali”, ha detto Borrell accogliendo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Bruxelles per il Consiglio informale esteri. Ora, capiamo bene che la “sparata” di Borrell è, come dire, di benvenuto per Kuleba. Ma qui si esagera. E infatti subito il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito che i limiti per Kiev per quanto riguarda le armi italiane “restano”. “L’Italia non ha cambiato la sua posizione sulle armi per l’Ucraina: proibiamo a Kiev di usare le armi ricevute dalla parte italiana per attaccare il territorio russo. Ogni paese decide per sé. Non siamo in guerra con la Russia, la Nato non è in guerra con la Russia. Quindi l’Italia permette l’uso delle nostre armi sul territorio dell’Ucraina. Gli altri Paesi decidono come meglio credono”, ha sottolineato Tajani. Gli fa eco l’omologo ungherese. “Proposte sconsiderate da Bruxelles sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente (Borrell vorrebbe sanzionare i ministri israeliani che incitano contro i palestinesi, ndr). La pericolosa furia dell’Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso”. Così su Facebook il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó. A proposito della via della pace, che poi dovrebbe – da statuto fondativo – perseguire l’Ue in primis, un’alta fonte diplomatica europea riferisce che “sono possibili negoziati Kiev-Mosca prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti”, anche perché “i ritardi negli aiuti forzano Zelensky a trattare”. A sentire Borrell, invece, attaccare la Russia in profondità con armi Nato a lungo raggio spingerebbe verso la pace. Un ragionamento quantomeno bizzarro. Certo è che Mosca, dopo l’invasione ucraina – con il supporto dell’intelligence di alcuni Paesi Nato e l’impiego di armamenti Nato – dell’oblast russa di Kursk, non ha reagito in maniera sproporzionata, tale da giustificare un conflitto aperto tra Nato-Ue e Federazione Russa. Scenario da scongiurare a tutti i costi, anche se è quello che vorrebbe l’amministrazione Biden e che vorrà anche la vicepresidente Kamala Harris, se dovesse vincere le presidenziali a novembre. Non a caso il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha avvertito Washington che un conflitto esteso non riguarderebbe la sola Europa, ma il mondo (insomma, coinvolgerebbe anche gli interessi e il territorio stesso degli States). A sentire Donald Trump, invece, una volta rieletto presidente, lui – è il mantra che ripete da tempo – farebbe finire la guerra in una notte, parlando direttamente con il presidente russo Vladimir Putin. Ecco, intanto, l’Ue si ritagli un minimo di autonomia strategica – in vista dell’eventuale ritorno dell’isolazionismo Usa di Trump – e si faccia portavoce delle proposte di pace. Mutuando il titolo di un celebre film di Spielberg, “Fermate il soldato Borrell”.


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