Federica Candelise: “Per il cinema mi sono trasformata in poliziotta”
L’abbiamo vista accanto a Maria Grazia Cucinotta nel cortometraggio “Sacrificio disumano” ma anche come opinionista in diversi programmi. Federica Candelise, affermato avvocato reduce dal successo del suo primo libro, si racconta a L’Identità.
Federica, ti abbiamo vista nel cortometraggio “Sacrificio disumano”: che esperienza è stata?
È stata senza dubbio una bellissima esperienza. Il mio passato artistico mi ha sicuramente aiutata ad affrontarla senza troppa “paura” di sentirmi ormai lontana dal quel tipo di mondo. Il cinema e la recitazione mi ha affascinato fin da bambina, ma ad un certo punto ho capito che il lavoro della vita sarebbe stato quello dell’avvocatura, per cui ho continuato ad ammirare l’arte cinematografica da pura spettatrice. Quando poi è arrivata la proposta inaspettata da parte del regista Pier Francesco Campanella, ho deciso di accettare perché conoscendomi abbastanza bene, ha pensato di propormi un progetto che non fosse per nulla lontano dal mio mondo, chiedendomi di interpretare una poliziotta.
Ti abbiamo vista spesso in trasmissioni Rai nelle vesti di ospite o di opinionista. Che cosa aggiungono al tuo mestiere di avvocato matrimonialista e penalista della famiglia?
Il ruolo dell’avvocato può essere vissuto e svolto in tanti modi paralleli, è un ruolo sociale di fondamentale importanza per cui se si ha la possibilità di poter esprimere la propria idea a gran voce che ben venga. Trasferire la propria esperienza dalle aule di tribunali ad un pubblico più ampio può essere un’occasione di crescita e di confronto professionale ulteriore, certo è che bisogna sempre stare attenti ad essere obiettivi senza mai inciampare nella spettacolarizzazione.
Hai mai pensato ad un programma tutto tuo?
Se si trattasse di un programma legato alle tematiche di cui mi occupo per lavoro quotidianamente sarebbe un’esperienza di ulteriore arricchimento.
Il tuo libro, “Il circolo delle anime. Storie di crimini in famiglia”, sta andando alla grande. Soddisfatta?
Sono felice per i vari riconoscimenti assolutamente inattesi, soprattutto perché si tratta di un‘opera prima, per cui ringrazio la casa editrice Rossini. Sono grata, quindi, a chi lo ha premiato in concorsi letterari nazionali come il Premio Apollo 2022 (1 classificato) e il Premio Milano International 2022.
Negli ultimi giorni ha destato clamore il femminicidio della povera Giulia Tramontano.
L’ennesima tragedia, ormai all’ordine del giorno. Un vero allarme sociale che, nonostante le leggi intervenute negli ultimi anni col tentativo di arginare una volta e per tutte questi fenomeni, sembra non aver fine. In questo caso, Giulia è stata simbolicamente uccisa due volte: come donna/compagna e come madre. Il vero problema è che la legge da sola non basta, il problema di fondo a mio avviso è culturale. Purtroppo ancora troppo spesso accade che certi uomini uccidano le donne perché non accettano la fine della relazione, quando sentono che la donna considerata un oggetto di proprietà sia sfuggita dal loro controllo, oppure quando si rendono conto che oggetto non lo è mai stata. Ecco perché è cruciale partire dalle fondamenta della società, dalla scuola primaria ed educare i bambini al rispetto delle diversità, così come al concetto dell’accettazione del rifiuto.
Purtroppo queste tragedie raramente accadono per effetto di raptus…
Il più delle volte ci si trova di fronte ad un’escalation di violenze che se non fermate in tempo possono portare alla più estrema delle conseguenze. Spesso la vittima sottovaluta i campanelli di allarme che magari si erano palesati in modo estremamente chiaro, per svariate ragioni. Le prevaricazioni nei rapporti amorosi non portano mai a nulla di buono, così come l’isolamento della vittima dalla propria rete di relazioni sociali per avere il massimo controllo possibile su di essa. Per non parlare dell’incontro chiarificatore assolutamente da evitare sempre, perché nella stragrande maggioranza delle volte si rivela come una condanna a morte. Quello della povera Giulia è l’ennesimo femminicidio e rappresenta innanzitutto l’ennesimo fallimento per tutta la società, non possono esistere sconti di pena per chi commette un simile scempio, questo è poco ma sicuro.
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