La guerra alla sinistra di Schlein parte da Bruxelles. Il fazzoletto garibaldino della segretaria spacca il gruppo dem in Europa. Caterina Chinnici, l’europarlamentare siciliana traslocata tra le file di Forza Italia, potrebbe non essere l’unica ad abbandonare il Partito Democratico. Le ultime uscite da “compagna” sembrano aver creato più di qualche semplice malumore tra i moderati. A far discutere sulle chat soprattutto la linea economica del nuovo gotha del Nazareno. Per la minoranza pro-Bonaccini, nella bozza di programma, non ci sarebbe alcun riferimento agli incentivi alle imprese. Si parlerebbe solo di reddito di cittadinanza e sussidi vari. Secondo i critici “sembra quasi che si voglia scimmiottare la Cgil”. A far discutere anche le posizioni di Elly sui temi etici. I fedelissimi della Santa Sede non fanno certamente salti di gioia quando si mette in discussione la cosiddetta “famiglia tradizionale”.
La rivolta delle quote rosa a Bruxelles
Se al Senato, però, c’è un capogruppo esperto come Francesco Boccia a serrare le file e sedare ogni rivolta, a guidare la squadra nell’europarlamento c’è un giovane e confuso Brando Benifei. Quest’ultimo, secondo quanto riferisce chi conosce le stanze belghe, ha come unica preoccupazione salvaguardare la propria poltrona. Stiamo parlando, infatti, di chi ha portato avanti una vera e propria crociata per Bonaccini. Solo al novantesimo si è convertito al credo della sua vice. Ecco perché sembra stia utilizzando tutto il tempo a disposizione per un solo fine: recuperare le relazioni con chi in passato ha tradito. Mentre, però, l’eterna promessa pensa esclusviamente a salvaguardare una posizione, c’è chi ha più di qualche semplice dubbio su quanto accade nelle stanze di via Sant’Andrea delle Fratte. La super cristiana Patrizia Toia sarebbe in netto dissenso con Schlein sulla questione della maternità surrogata. Stessa posizione su cui si ritroverebbe Silvia Costa, altro nome di punta dei dem. Stiamo parlando, infatti, di chi è già stata sottosegretaria all’Università e alla Ricerca Scientifica nel governo Ciampi. Ecco perché Roma deve svegliarsi quanto prima ed evitare ulteriori fughe. Dopo Fioroni, Marcucci, Borghi e Chinnici, a queste latitudini, non sono più ammessi sbagli. L’abbandono di due importanti quote rosa potrebbe generare una reazione a catena tra le altre parlamentari della delegazione a Bruxelles. Stiamo parlando della posizione di attesa che regna tra le bonacciniane, dove basta una scintilla per accendere un incendio. Il riferimento è in primis ad Alessandra Moretti e Pina Picierno, le quali avevano giocato tutte le loro fisches sulla ruota del governatore dell’Emilia. Qualche commento al retrogusto, comparso sul web, non fa ben sperare per il futuro. Un periodo non semplice lo sta vivendo soprattutto la nativa di Santa Maria Capua Vetere.
I malumori dei viceré
Non basta essere vicepresidente del parlamento europeo per tenere a bada il campano Vincenzo De Luca nella sua terra natia. Quest’ultimo, preoccupato per il terzo mandato e arrabbiato perché è stato negato uno scranno al figlioletto Piero, vorrebbe prendersi una vendetta contro la sardina. Lo sceriffo è noto per cambiare velocemente idea, così come per gli infiniti ricatti. Non è detto, però, che si tratti del classico litigio ad arte per battere cassa. Resta, comunque, un problema, non di non poco conto, per quella donna che intende battere la premier Meloni. Negli ultimi mesi, i governatori sono una vera e propria zavorra per chi ha preso l’eredità di Letta. Michele Emiliano potrebbe addirittura lasciare il partito nei prossimi mesi. Il presidente della Regione Puglia, da tempo, starebbe dialogando con l’ex ministro Fioroni, per organizzare un qualcosa di diverso dal Pd. Chi pure sta valutando un avvenire lontano dal Nazareno è Lorenzo Guerini. Quest’ultimo è considerato tra coloro “in attesa di sapere”. Mentre tutti, d’altronde, volevano l’espulsione di Borghi dal Copasir dopo il passaggio in Italia Viva, il capo di Base Riformista lo difendeva da chi gli scagliava dardi contro.
Il sogno di Matteo e la nuova crociata
Una cosa è certa, tali questioni interessano e non poco Renzi. Matteo, dopo aver ripreso Enrichetto, potrebbe fare la spesa tra gli amici della vecchia casa. Sia Toia che Costa guarderebbero con molto interesse a Renew Europe, il gruppo parlamentare composto da Giosi Ferrandino e Nicola Danti. Quest’ultimo, in particolare, si starebbe occupando del rapporto con i vicini transalpini per realizzare una federazione terzopolista in vista delle europee. Macron vuole a tutti costi creare un’alternativa al nuovo Pci della Schlein e ai sovranisti governativi. Ecco perché, dopo le recenti spinte clericali e la fine dei battibecchi tra Calenda e il suo mentore, potrebbero davvero cominciare i lavori in un campo, che ha fretta di riorganizzarsi, a maggior ragione se l’input a bruciare le tappe arriva dal Vaticano che conta. Ha fatto discutere e non poco la lunghissima discussione tra monsignor Paglia e Giuliano Amato, tenutasi in un convegno presso l’Istituto Luigi Sturzo. Più di qualcuno sostiene che si voglia riprendere quanto discusso qualche anno fa a Todi. Una parte importante del mondo cattolico non sarebbe disposta a lasciare l’eredità di mamma Dc senza avere nulla in cambio. Il partito conservatore è una strada percorribile, ma certamente in salita. Peggiore e piena di ostacoli, però, è quella di Elly. Non basta qualche punto guadagnato nei sondaggi per far dimenticare le debacle di regionali e politiche. La segretaria, in questi primi giorni di mandato, doveva dare un segnale di svolta, dimostrando di essere la portavoce di tutti e non quella militante di sinistra, che è sempre stata e che tutti conoscono. Altrimenti resta riferimento indiscusso per i compagni, ma diventa un pericolo nel paese della Chiesa. Non c’è Franeschini che tenga. Quest’ultimo, poi, se è l’unico cattolico in maggioranza si sente in diritto di chiedere tutto, anche l’impossibile. Un pericolo da evitare a tutti i costi per Schlein. Vivere sotto i ricatti del “re della cultura bianca” (tra l’altro con meno amici di qualche anno fa), della “spina del fianco” di ogni segretario, è tutto ciò che non bisogna augurare a chi ha come scopo quello di rivoltare il Pd come un calzino.