Fai stretching con il latino
Mens sana in corpore sano. Quante volte abbiamo sentito dire questa cosa in latino: una perla di saggezza intramontabile – bisogna prendersi cura della mente così come del corpo. Quindi, per i ragazzi in età scolastica significa che bisogna studiare e fare sport. Ma vale anche per gli adulti. Tipicamente, poi, si incontrano intellettualini rachitici e sportivoni che non sono dei fulmini di guerra. Ma la regola di base c’è e vale ancora. Per prendersi cura della mente, soprattutto negli anni della crescita intellettiva – proprio come in una sorta di palestra vecchia maniera – l’apprendimento del latino è l’ideale. Ecco perché la riforma della scuola del ministro Valditara, che reintroduce lo studio del latino alle scuole medie (sebbene facoltativo), è un’ottima cosa. Perché la mente – ancora più del corpo – va addestrata e tenuta in allenamento. A tal proposito siamo molto contenti anche del ritorno delle poesie da imparare a memoria. Si sa, anche la memoria va tenuta in allenamento. Altrimenti semplicemente smettiamo di ricordarci le cose. Certo, i giovanissimi, abituati al linguaggio dei social, all’italianizzazione di parole inglesi – veri obbrobri linguistici – difficilmente si riavvicineranno di loro sponte alla madre della loro lingua. Chi è madrelingua italiano forse non sa che il papà della sua madrelingua è il latino. Prendiamo per esempio la consecutio temporum – regola ferrea, così come tutte le regole del latino. Ecco, non ha a che fare con il susseguirsi delle variazioni meteo durante la giornata. Piuttosto, ci allena a utilizzare propriamente il congiuntivo (una volta scoperta la sua esistenza, ovviamente). Tiene allenata la mente: è uno stretching continuo per aumentare l’elasticità. Quando sentiamo dire che lo studio del latino (e delle materie umanistiche in genere) apre la mente significa proprio questo: una mente elastica si può aprire. Viceversa resta chiusa, rattrappita. La versione di latino poi è analisi logica, allenamento logico, applicazione della logica alla creazione di una storia. Quelli davvero bravi riuscivano a scrivere le cosiddette versioni parallele: se si sbagliava la traduzione del verbo principale poi si doveva scegliere una traduzione che avesse senso anche per il resto della storia da raccontare. E se alla fine la traduzione aveva senso, significa che sì, la versione era sbagliata… ma che storia fichissima! Dunque, buon latino a tutti. Grandi e piccini.
Torna alle notizie in home