Economia

La beffa degli extraprofitti: lo Stato incassa solo 6 miliardi

di Giovanni Vasso -


La crisi energetica ha portato nelle casse delle grandi aziende un tesoro di extraprofitti da 70 miliardi di euro, di questi poco più di sei (per la precisione 6,2) sono finiti nelle casse dello Stato. A pagare il conto sono state le famiglie. Per due volte. La prima, di fronte agli aumenti in bolletta e altrove. La seconda, davanti alla pressione fiscale che è salita e che, a settembre, potrebbe ancora inasprirsi. I conti in tasca alla crisi energetica li ha fatto l’Ufficio Studi della Cgia secondo cui il rincaro dei prezzi delle materie prime all’indomani della deflagrazione del conflitto tra Ucraina e Russia ha portato nelle casse delle aziende un fiume di denaro. Prelevato, secondo gli economisti mestrini, per la maggior parte dai cittadini e dalle famiglie. Che, nel breve volgere di qualche settimana, hanno dovuto fare i conti con l’impennata dei prezzi, dalle bollette agli alimentari, e con il conseguente arroventamento del carovita. La cronaca dell’epoca ci racconta di una reazione immediata del governo che, a quell’epoca, era guidato dal “migliore” di tutti cioè da Mario Draghi. L’ex governatore della Bce decretò un prelievo straordinario a carico delle società energetiche. Che, nelle intenzioni di Palazzo Chigi, avrebbe dovuto portare nelle casse dello Stato qualcosa come poco meno di 11 miliardi, per la precisione 10,8. Ebbene, stando all’analisi della Cgia, di quei soldi se ne sono visti, in realtà, pochini. Lo Stato, nel 2022, ha incassato 2,76 miliardi. L’anno dopo, nel 2023, è andata anche peggio: soltanto 82 milioni sono fluiti all’Erario. Molto meglio, invece, la decisione del governo Meloni che decise di imporre un contributo di solidarietà alle aziende che avevano registrato extraprofitti da record. Per questa seconda misura, secondo l’analisi degli esperti dell’Ufficio Studi Cgia, s’erano preventivate entrate da 2,6 miliardi. Lo Stato, però, è riuscito addirittura ad andare meglio delle aspettative incamerando ben 3,4 miliardi: in pratica, poco meno di un miliardo di euro. Il conto è presto fatto. A fronte di 70 miliardi di extraprofitti, lo Stato ne ha complessivamente incassati 6,2. Nemmeno il dieci percento. Se parlassimo di aliquote di tassazione, sarebbe una roba da sogno, da Stato ultra-liberista. La vicenda, in realtà, è molto più triste perché il fallimento sostanziale del prelievo straordinario ordinato da Mario Draghi ha fatto letteralmente sballare i conti. Complessivamente sarebbero dovuti entrare 13,6 miliardi, lo Stato ne ha ottenuti meno della metà. E bisogna tenere ben presente che sette miliardi di euro, l’ammanco monstre della politica (fallita) di tassazione sugli extraprofitti, è una cifra che è pari a quella recentemente investita dal governo per acquistare 24 nuovi cacciabombardieri Eurofighter Typhoon. O, se preferite, è pari a quanto l’Unione Europea, a marzo scorso, ha deciso di investire sulla ricerca per l’intelligenza artificiale.  

Se possibile, però, tutto questo è ancora poco rispetto a un altro prospetto pubblicato, nel fine settimana, proprio dalla Cgia. Secondo cui, dal 2019 al 2023, le bollette della luce sarebbero più che raddoppiate, segnando un aumento monstre del 108% in appena quattro anni. La mazzata è arrivata anche sul gas, il cui costo, per le famiglie, è salito del 72,1%. Tutto è rincarato. Più o meno a cascata: l’acqua addirittura in doppia cifra (+13,2%), i servizi postali (+8,6%), il trasporto pubblico in città (+6,3%), i biglietti dei treni (+4,5%), le imposte sui rifiuti (+3,5%) e gli immancabili pedaggi autostradali (+3.3%). In pratica, il costo della vita è salito del 16,3% e ogni famiglia italiana è stata costretta, in media, a sborsare più di 2.900 euro (+12%) solo per queste voci di spesa. Tuttavia, secondo la Cgia, un segnale positivo si coglie nel 2024. Le bollette luce e gas sono in calo (rispettivamente -34,2% e -19,6%) ma per tutte le altre si prospetta un anno durissimo, all’insegna dei continui aumenti. Tanto gli eventuali extraprofitti, rimangono dove sono. Nelle casse di chi li fa.  


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