PRIMA PAGINA – Cassa continua
È proprio vero: alla fine, vince sempre il banco. Anzi, la banca. Piovono miliardi sugli istituti di credito italiani. È una vera festa, il gran ballo degli extraprofitti. Ogni amministratore delegato indossa il vestito migliore, opportunamente rinforzato sì da consentire all’orgoglio di dilatare a dismisura quei petti dove batte forte un cuore di banchiere. Gli azionisti stappano magnum del loro champagne migliore. I numeri non mentono. Grazie alla politica monetaria ultrarigorista varata dalla Bce, la stessa che anche è tornata a predicare contro le misure di sostegno alle famiglie, gli istituti di credito brindano a utili a doppia cifra. È proprio vero quello che si dice della crisi: ciò che per qualcuno è un problema, per gli altri diventa un’opportunità. Se per le famiglie e le imprese i tassi alle stelle rappresentano un dramma che trasforma in un’impresa impossibile la semplice richiesta di credito, per le banche, che incassano interessi al tasso di oggi su mutui e prestiti concessi negli anni scorsi, è un autentico trionfo.
Colto in pieno dalle banche top del nostro Paese. Unicredit, con l’ad Andrea Orcel, ha annunciato di aver raggranellato, solo nel 2023, utili record per 8,6 miliardi di euro. Adesso la banca, bontà sua, afferma che stanzierà più di dieci miliardi per aiutare il Paese e, segnatamente, le aziende. Intesa San Paolo, con Carlo Messina, ha affermato di aver segnato, nell’anno “migliore di sempre” (Messina dixit), guadagni per 7,7 miliardi. Il suo successo, Messina, l’ha già celebrato trasformando in oro il contratto di lavoro dei (pochi?) bancari rimasti indenni dopo anni di razionalizzazione e chiusure sportelli sui territori. Persino Monte dei Paschi, che da tredici anni dava più dolori che gioie è tornata a far sorridere i suoi azionisti: utili a due miliardi e finalmente torna la cedola dei dividendi. Luigi Lovaglio, Ceo di Mps, ha fatto sapere che finalmente la banca tornerà ad assumere: 300 giovani già scalpitano.
Ma tutto (o quasi) il settore creditizio italiano festeggia. Banca Generali, per esempio, ha dichiarato un utile netto pari a 326,1 milioni di euro, che ha indotto i vertici della banca legata al colosso assicurativo di Mogliano Veneto a parlare di “massimi di sempre”. Contestualmente, i profitti sono cresciuti in termini percentuali del 45%, un trend che risulta “nettamente superiore all`obiettivo del piano triennale (+10%-15%), segnando un nuovo massimo storico nel percorso di sviluppo sostenibile della banca”. Già pronti i dividendi da 251,2 milioni di euro (2,15 ad azione).
Le cose vanno a gonfie vele anche per Crédit Agricole. La banca francese ha annunciato di aver messo a bilancio qualcosa come 8,3 miliardi di euro di utili a fronte di ricavi che sfiorano i 36,5 miliardi. “Gli ottimi risultati del gruppo nel 2023 (8,3 mld), così come quelli del quarto trimestre (1,7 mld), benché abbiano naturalmente risentito di un significativo volume di sinistri per gli eventi climatici, dimostrano ancora una volta l’efficacia e la solidità del nostro modello”, ha spiegato il Ceo Philippe Brassac. Solo la divisione italiana di Crédit Agricole ha chiuso il 2023 con un utile netto in ascesa addirittura del 64% per una somma pari a 708 milioni di euro. I ricavi italiani assommano a più di 3 miliardi.
Anche in Germania è festa grande. Deutsche Bank ha annunciato, A inizio febbraio, di aver chiuso un utile pre-imposte pari a 5,7 miliardi di euro. Numeri in crescita del 2% a fronte di ricavi che salgono del 6%. Gli azionisti si preparano a pregustare un gustoso dividendo da 1,6 miliardi. Non era scontato, considerato l’enorme spavento che l’istituto di credito tedesco aveva fatto prendere agli investitori nella primavera scorsa, subito dopo lo choc causato dal tracollo di Crédit Suisse. Una grana che è costata a Ubs, che l’ha assorbita per evitare il sisma finanziario, qualcosa come 279 milioni di rosso in bilancio per il quarto trimestre 2023. Si tratta, forse, dell’unica banca che non sorride anche se, senza i tassi alle stelle, probabilmente sarebbe potuta andare anche peggio ai banchieri elvetici.
Per tornare in Italia, brinda anche Mediolanum: record di utili a 822 milioni di euro. Anno da incorniciare anche per banca Ifis (131 milioni di utili). Esulta la Banca popolare dell’Emilia Romagna, che ha chiuso il il 2023 con circa di un miliardo e mezzo di euro di utili netti a fronte di 5,2 miliardi di ricavi. Un’altra “popolare”, quella di Sondrio celebra “un anno eccezionale” che ha portato in dote utili per poco più di 461 milioni. C’è poi Fineco che, con un utile netto a 609 milioni, si gode un aumento percentuale dei guadagni pari al 42%.
Ma c’è un rovescio della medaglia. Sebbene i tassi siano calati di uno striminzito 0,1% da novembre a dicembre, l’Italia è il Paese in cui il credito al consumo costa più di tutti in Europa. I dati di fondazione Fiba inchiodano le banche: “Il peso sui prestiti erogati alle famiglie è giunto al 18% rispetto alla media europea dell’11%”. Bankitalia certifica il credit crunch anche a dicembre: “A dicembre, complessivamente i prestiti al settore privato sono diminuiti del 2,8 per cento su base annua, mostrando una limatura rispetto alla dinamica di calo del 3,2 per cento di novembre”. Non basta: “I prestiti alle famiglie si sono ridotti dell`1,3 per cento sui dodici mesi mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 3,7 per cento”. Intanto secondo Palazzo Koch “i depositi del settore privato”, dove la remunerazione rimane praticamente nulla, “sono diminuiti del 3,1 per cento su base annua”, mentre “la raccolta obbligazionaria ha continuato a salire vigorosamente, con un più 19,3 per cento annuo dopo il 19,7 per cento in novembre”. È proprio vero, alla fine il Banco vince sempre. Anzi, la banca.
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