L’Europa gioca in Difesa e Leonardo (ma non solo) vola in Borsa
L’Europa gioca in Difesa e Leonardo, insieme agli altri colossi europei del settore, vola in Borsa. Più che i venti di guerra, pesano le intenzioni della Commissione Ue di “riarmare” il Vecchio Continente. E oggi se ne saprà di più. Già, perché ieri la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha annunciato la presentazione di un piano a proposito del riarmo dell’Europa che verrà discusso, con ogni probabilità, nella giornata di giovedì prossimo quando i Paesi membri si ritroveranno attorno al tavolo del Consiglio Europeo. “Sto preparando intensamente il Consiglio europeo insieme al presidente Costa, e in effetti – ha affermato von der Leyen nel punto stampa tenutosi a Bruxelles – informerà gli Stati membri tramite una lettera sul piano per il riarmo dell’Europa”. Ursula ha le idee chiare: “Abbiamo bisogno di un massiccio aumento della difesa senza alcun dubbio. Vogliamo una pace duratura, ma una pace duratura può essere costruita solo sulla forza. E la forza inizia con il rafforzamento di noi stessi, e questo è lo scopo del piano che presenterà agli Stati membri domani per il riarmo dell’Europa”. Parole, queste, che hanno scatenato l’entusiasmo degli investitori che, sulle piazze borsistiche di tutto il Continente, hanno scommesso fortissimo sui colossi della Difesa. A cominciare da Leonardo che ieri ha sfiorato rialzi pari al 10 percento segnando un aumento, sul periodo dell’anno, stimato in circa il 111% del valore. Bene anche Fincantieri il cui valore per azione è aumentato, in un giorno, di circa il 6 per cento. Benissimo, invece, è andata alla tedesca Rheinmetall le cui azioni sono salite di un ulteriore 13,7% portando il valore di ogni partecipazione, solo nell’ultimo anno, a salire di un favoloso +166%. Si festeggia pure in Francia dove i titoli di Thales hanno guadagnato poco più del 14% nella sola giornata di ieri e addirittura il 58% sull’ultimo anno e Dassault mette a segno un balzo pari a circa il 16,5% che porta l’aumento annuale del valore delle sue azioni sulla percentuale lusinghiera del 53%. L’effetto più che tonificante dei nuovi piani di riarmo Ue si sono avvertiti fino in Svezia dove Saab ha guadagnato, in un giorno, poco più del 12% e in un anno circa il 67%. Segno più anche fuori dall’Ue. La britannica Bae System vola poco oltre il 13,5% in un giorno e guadagna, sul trend annuale, circa il 27%. Il rilancio delle aziende della Difesa non è, con ogni evidenza, una notizia di oggi. Ma il loro momento è adesso. Perché con il piano di riarmo annunciato da Von der Leyen sono in arrivo commesse importanti per le società più importanti di un comparto e a maggior ragione per quelle europee dal momento che le tensioni con gli Stati Uniti hanno portato Bruxelles a varare, seppur in altre iniziative come quella del Clean Industrial Deal, un approccio Europe First che potrebbe lasciare proprio agli attori europei del settore una fetta importante dell’intera torta. Che sarà miliardaria, sicuramente. Anche se le dimensioni non sembrano ancora chiarissime. Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di investimenti da almeno 200 miliardi di euro fissando l’asticella del rapporto tra spese militari e prodotto interno lordo nel 3,5% del Pil. Una soglia imponente, rispetto agli standard cui l’Europa s’era abituata negli anni passati. E su cui il ministro italiano agli Affari Ue, Tommaso Foti, non s’è detto propriamente d’accordo: “Intanto rispettiamo l’impegno del 2% che, ricordo, aveva sottoscritto Giuseppe Conte”, ha affermato a Repubblica, non risparmiando una stilettata all’ex premier oggi capo politico del M5s. La volontà (e soprattutto la possibilità) di investire, in Europa, potrebbe essere ulteriormente rafforzata dagli ottimi dati che arrivano sul fronte inflazione. Eurostat, difatti, certifica la discesa del livello medio dei prezzi nell’area Ue: oggi l’inflazione nel Vecchio Continente è pari al 2,4%. Nemmeno i falchi più arrabbiati potranno impedire il nuovo taglio ai tassi di interesse già previsti dagli analisti in vista della prossima riunione del board della Bce che si terrà nella giornata di giovedì proprio mentre si terrà il Consiglio Europeo evocato da Ursula von der Leyen. Se dovessero scendere ancora i tassi, ipotesi più che probabile, per gli Stati indebitarsi per investire non sarà più un problema come lo è stato nel corso dei mesi scorsi. E a proposito di debiti e conti finanziari, il ministro Giorgetti brinda ai dati di finanza pubblica e in materia di Pil pubblicati ieri mattina dall’Istat: “Le cifre confermano, come da sempre sostenuto con convinzione, che la finanza pubblica è in una condizione migliore del previsto. L’avanzo primario certificato oggi dall’Istat è una soddisfazione morale. La crescita corrisponde a quella che avevamo aggiornato a dicembre”. E ancora: “Naturalmente tutto questo è confortante ed è ragione di soddisfazione. Ma non possiamo fermarci ora la sfida è la crescita in un contesto assai problematico non solo italiano ma che coinvolge tutta Europa”.
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