Esteri

Escalation in corso tra India e Pakistan

di Ernesto Ferrante -


Il massacro di civili nella regione del Kashmir ha innescato una guerra “a bassa intensità” tra India e Pakistan. “I responsabili e coloro che stanno dietro a un simile atto sentiranno molto presto la nostra risposta, forte e chiara”, aveva assicurato il ministro indiano della Difesa Rajnath Singh.

Un messaggio forte indirizzato a Islamabad, accusata di sostenere formazioni come il “Fronte della Resistenza”, affiliato all’organizzazione terroristica Lashkar-e-Taiba, che ha rivendicato l’assalto armato.

Nuova Delhi ha chiuso “con effetto immediato” il posto di frontiera di Attari-Wagah, tra i due Paesi. Sospeso con le medesime modalità anche il trattato con il Pakistan del 1960 per l’utilizzo e la redistribuzione delle acque dell’Indo. L’India ha inoltre ordinato a tutti i cittadini pachistani, ad eccezione dei diplomatici, di lasciare il suo territorio entro il 29 aprile.

La risposta della controparte non si è fatta attendere. In una riunione del Comitato per la Sicurezza Nazionale, presieduta dal primo ministro Shehbaz Sharif, è stato deciso di “sospendere tutti gli accordi bilaterali con l’India inclusi, a titolo esemplificativo, gli accordi di Simla”, firmati nel 1972, che hanno messo fine alle ostilità tra i due Stati. Interdetto anche lo spazio aereo alle compagnie aree indiane.

Congelati, infine, tutti gli scambi commerciali e annullati “con effetto immediato tutti i visti rilasciati ai cittadini indiani”, ad “eccezione dei pellegrini religiosi Sikh”. Espulsioni incrociate per i consiglieri militari. Cresce il timore di uno scontro militare tra le due potenze nucleari.


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