Escalation di poliziotti aggrediti: approvare con urgenza il Ddl Sicurezza
La crescente sequenza di episodi violenti rivolti ai poliziotti è preoccupante. Il 6 febbraio a Torino due poliziotti aggrediti a martellate, entrambi gravemente feriti; 6 febbraio a Livorno 20enne tunisino durante un controllo ordinario, aggredisce agenti e danneggia volante, gli agenti restano feriti; 7 febbraio San Benedetto del Tronto extracomunitario aggredisce tre agenti e stacca la falange di una poliziotta con un morso; 18 gennaio Roma Quarticciolo nel corso di un servizio antidroga viene fermato un extracomunitario, la folla composta da stranieri assale i poliziotti che restano feriti; 20 gennaio Brescia volante della polizia, ferma due maranza per controlli, folla di 20 amici dei fermati assalta la volante, due agenti feriti. Ciononostante, il lavoro svolto dai poliziotti, garantisce “Tutela” come scudo della libertà e “Libertà” come fondamento di ogni sicurezza. Si tratta di un equilibrio complesso che tocca aspetti di rilievo costituzionale, per cui entrano in gioco, filosofie e pulsioni ideologiche diverse, quindi la legalità dev’essere la sintesi di opzioni competitive da comporre in una visione unitaria dei diritti, presupposto di libertà politica e morale, “non ce libertà senza legalità”(rif. Calamandrei). Le autorità di pubblica sicurezza costituiscono uno dei gangli vitali dello Stato contemporaneo, il cui uso distorto è il risultato dell’assenza o rinuncia all’assunzione di responsabilità da parte della politica, nel caso italiano delle formazioni storiche della sinistra politica, di tutta evidenza che hanno rinunciato alla costruzione civile di una cultura democratica e liberale della sicurezza e della giustizia. Le riserve preconcette e antistoriche verso le autorità di polizia non aiutano, specie in un processo storico caratterizzato dalla distorsione del sistema delle garanzie e dall’atavica patologia che l’accompagna, il panpenalismo, l’altra faccia dell’alterata dinamica della rappresentanza politica dei partiti. Detto contesto, richiede norme a tutela delle funzioni e del lavoro dei poliziotti, e strumenti innovativi e utili alle politiche della sicurezza. Quello che accade ogni giorno ai poliziotti feriti o aggrediti ogni tre ore e sotto gli occhi di tutti, ragione per cui non è più rinviabile l’approvazione urgente del DDL-Sicurezza giacente al Senato. Per contro, nel corso degli anni politiche distanti dai cittadini e dai loro bisogni a partire dal lavoro, dalla sanità e dalla scuola, hanno alimentato il senso di insicurezza sociale, il cui naturale effetto è la richiesta o accettazione di modelli securitari che naturalmente rischiano di portare in grembo, prodromi di tipo autoritario che, certamente, non possono essere addebitati al Governo Meloni, perché si originano molto prima e con ben altri Governi. In che misura personal security e collective security possono integrarsi attraverso l’enfasi sui diritti umani, in una democrazia “emancipata”? Interrogativi e nuovi paradigmi pongono le Istituzioni di fronte alla necessità di agire e organizzare una strategia deflattiva dei fenomeni migratori irregolari e dei reati predatori e di lesioni personali, che contribuiscono in maniera sostanziale, alle patologie e derive violente a cui assistiamo. Fenomeni che agiscono da volano nell’imprimere un’idea di Paese ove l’arbitrio, l’abuso e gli eccessi dei singoli favoriscono l’illegalità e l’illecito, in assenza poi, di certezza della pena. Siamo giunti al punto, che gli operatori delle forze di polizia che svolgono con puntualità il loro lavoro, vengono aggrediti e gravemente feriti, erodendo così la funzione e l’autorità dello Stato a discapito di tutti i cittadini che rispettano le regole, nonostante gli evidenti disagi in periferie, territori e stabili occupati abusivamente che sono terra di nessuno, se non del branco. I poliziotti sono i custodi della sicurezza pubblica per l’affermazione della legalità, ma bisogna liberarli da lacci e lacciuoli, dandogli poteri d’intervento e l’uso della forza in determinati contesti, come accade in tutti i paesi civili e soprattutto in Spagna, notoriamente governata da un esponente del Socialismo Europeo più tradizionale e non certamente da un potenziale fascista.
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