Hot parade
Sale: Ernesto Maria Ruffini. Lo sappiamo tutti. Due cose sono sicure nella vita: la morte e le tasse. Per evitare la prima, il Pd s’inventa la mandrakata: dicono le voci che Elly vuole affidarsi, come candidato forte, a Ernesto Maria Ruffini cattolicissimo e già lìder maximo dell’Agenzia delle Entrate. Prima i soldi, poi i voti. Adelante. Con la stessa efficacia: dalle cartoline verdi alle schede rosa o gialle, fa lo stesso.
Stabile: Call center. Può scoppiare una rivolta, altro che squilli e messaggini. L’ultimo sondaggio Piepoli mostra che c’è una cosa che unisce gli italiani, popolo diviso per natura. L’odio nei confronti dei call-center. Il 78% di noialtri vorrebbe eliminarli per sempre. Il resto, tra precari inbound e outbound, sono quelli che ci lavorano. E per forza di cose, almeno un minimo di aziendalismo o di feroce sadismo dovranno pur dimostrarlo a chi li tiene con la sferza a romperci le balle da mane a sera.
Scende: Daniele Adani. Ha parlato il Vecio. Adesso, per favore, statelo a sentire. Pure Dino Zoff non ne può più dell’entusiasmo forzato, forzoso e defatigante, del signor Adani Daniele, ex difensore e attualmente telecronista di sfondamento (dei timpani) della Nazionale che, peraltro, è tra le più scarse che la storia ricordi. Dice Zoff che certi entusiasmi vanno lasciati ai tifosi. Da gran signore qual è, l’ex cittì della Nazionale nonché portierone azzurro e juventino glissa sui sudamericanismi spinti, sull’esaltazione di tre passaggi in croce, sulle parole d’ordine, gli slogan, l’ostentazione, tipo Chef in tv, di un sapere e sapore profondi che possono fare impressione solo ai palati grossi tipo Cassano.
*di Simone Donati
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