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Ermini “molla” il Pd ma i nodi in Liguria rimangono

di Giorgio Brescia -


Ermini molla l’incarico nella direzione del Pd e “salva” il partito, almeno per ora. “Speriamo di aver chiuso in 24 ore il caso…”. In Transatlantico alcuni parlamentari Pd parlano così della decisione di David Ermini di lasciare la direzione del partito togliendo così i dem dalla situazione di grande imbarazzo creatasi. Quello nato dalla nomina alla presidenza di Spininvest, società del gruppo Spinelli. Un cortocircuito per la campagna in Liguria che il centrosinistra intende puntare sulla rottura del ‘sistema Toti’. Ieri era stato proprio il candidato in pectore, Andrea Orlando, a chiedere ad Ermini di rinunciare all’incarico con il gruppo Spinelli. L’ex-vicepresidente del Csm non l’ha presa benissimo e stamattina ha chiamato Stefano Bonaccini, presidente del Pd, per comunicargli che non farà più parte della Direzione.

“Ho parlato con Stefano, quello in Spininvest è un incarico professionale ma se deve essere strumentalizzato per mettere in difficoltà il Pd, allora lascio la Direzione. Non avrei mai pensato che assumere un incarico professionale potesse suscitare imbarazzi”, spiega Ermini. Imbarazzi nel Pd, innanzitutto. “Per quale motivo dovrei rinunciare all’incarico? -avrebbe sbottato Ermini ieri, secondo quanto riporta Il Foglio-. Mi sembra una logica forcaiola da grillini”. Alla Camera non mancano i commenti velenosi circa il compenso del gruppo Spinelli all’ex-vicepresidente del Csm.

Mentre dai vertici Pd, con Bonaccini, arriva il ringraziamento a Ermini per “un gesto che va apprezzato” perché, “con la scelta di dimettersi da membro della Direzione nazionale del Pd, toglie di mezzo polveroni, incomprensioni e strumentalizzazioni. La concomitanza delle elezioni provocate dalle dimissioni del presidente Toti, proprio a seguito dell’inchiesta giudiziaria in Liguria, ha indubbiamente provocato il cortocircuito. Il gesto di Ermini, perciò, va apprezzato e conferma la sua correttezza sia sul piano professionale sia su quello politico, che peraltro ha sempre caratterizzato il suo agire nelle istituzioni”.

Quanto al candidato in pectore Orlando, che ieri per primo aveva spinto perché Ermini lasciasse la presidenza di Spininvest, il commento è asciutto: “Quello che dovevo dire, l’ho detto ieri ad Ermini”. Accantonato il ‘caso’, come si spera in Transatlantico, ora i fari tornano puntati sulla costruzione della coalizione in Liguria. Prima l’intesa sul programma e poi l’indicazione del candidato, secondo il timing condiviso nel lungo incontro alla Camera nei giorni scorsi tra Elly Schlein e Orlando. Un colloquio nel quale si era anche valutato di dare una accelerata sui tempi per la riunione del tavolo di coalizione.

Anche perché i nodi da sciogliere per il centrosinistra, aspramente diviso negli ultimi anni in Liguria, non sono pochi. A partire dalla volontà di Matteo Renzi di entrare in partita: Iv con un assessore fa parte della giunta di centrodestra con il sindaco Bucci a Genova. Per sinistra e M5S non è pensabile stare col piede in due staffe. E pure per Orlando che la mette così: “La precondizione” per la costruzione di un’alleanza “dev’essere la volontà di rompere con il sistema Toti-Bucci”.

Intanto, la decisione di Ermini smina parte del percorso. Dice Ferruccio Sansa, ex-candidato giallorosso in Liguria: “Andrea Orlando e i dirigenti del Pd di Elly Schlein hanno preso una posizione netta. È un importante segno di cambiamento per il Partito Democratico e per tutta la coalizione. Quello che era un inciampo è diventato occasione per imboccare con più decisione la strada del rinnovamento”.


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