Epstein Files: Tutte le verità (e le bugie) di uno scandalo
“Jeffrey Epstein ha usato Jane Doe #3 per ricattare uomini potenti, tra cui numerosi e importanti politici americani, potenti manager d’azienda, presidenti stranieri, un noto primo ministro e altri leader mondiali. Epstein ha chiesto a Jane Doe #3 di descrivere gli eventi che viveva con quegli uomini, in modo da poterli potenzialmente ricattare”. Questa conclusione è contenuta nella carte desecretate sul caso del finanziere pedofilo del jet set americano, accusato di traffico sessuale di minori e trovato misteriosamente impiccato nella sua cella del carcere di Manhattan, il 10 agosto 2019. Una conclusione che fornisce una risposta ai numerosi quesiti che, da vent’anni a questa parte, si sono addensati come oscure ombre sul ragazzo povero di Coney Island, entrato nel Gotha americano e sfuggito puntualmente alla giustizia, che dal 2005 lo aveva inchiodato per i suoi abusi sessuali su schiere di minorenni, in un’inchiesta che aveva portato a 53 pagine di accuse, per le quali Epstein non sarebbe mai uscito di prigione.
Le vittime erano ritenute credibili, avevano tutte descritto la malformazione al pene del pedofilo, a forma di uovo, ma il finanziere aveva i migliori avvocati del Paese: il professore di Harvard Alan Dershowitz e Ken Starr, il procuratore speciale che indagò sull’ex presidente Bill Clinton, istruendo l’indagine su Monica Lewinsky e chiedendo l’impeachment nel caso Whitewater sugli investimenti immobiliari dei Clinton. Con quelle potenze legali e le amicizie con altolocate, tutto finì con un accordo di patteggiamento vantaggioso per il finanziere e per i suoi complici, visto che prevedeva l’immunità per i pedofili. Il patteggiamento fu coperto da segreto e sul caso calò il sipario, finché nel 2017 una serie di eventi riportarono alla ribalta il nome di Epstein. A riaccendere i riflettori l’annuncio del presidente Donald Trump, che nominava Alex Acosta segretario al Lavoro. Lo stesso Acosta che aveva firmato l’imbarazzante patteggiamento. Un’inchiesta del Miami Herald, intitolata “La perversione della giustizia”, portò all’attenzione del pubblico quell’accordo e le testimonianze delle vittime all’epoca minorenni, che facevano i nomi dei personaggi di spicco con i quali sarebbero state costrette ad avere rapporti sessuali.
I media rivelarono inoltre il giro di amicizie del finanziere, introdotto nel jet set ai primi anni Novanta dalla fidanzata Ghislaine Maxwell, socialite e discendente della famiglia di editori più importante del Regno Unito. Lui aveva una lista di persone potenti che voleva conoscere e lei era la chiave giusta: fu così che Ghislaine presentò al Epstein il principe Andrea, Bill Clinton, Donald Trump e tanti altri. Poi si trasferì nella casa di Jeffrey, nell’Upper East Side, una residenza d’epoca tra le più grandi di New York, valutata 77 milioni di dollari. E diventò la maîtresse, la donna che reclutava minorenni per soddisfare Jeffrey, ragazze da offrire agli ospiti, invitati non solo nella dimora newyorkese, ma anche nella villa a Palm Beach, nell’appartamento a Parigi, nel ranch in New Mexico e nelle due isole vicino a Saint Thomas, nelle Isole Vergini, oltre che nei viaggi sull’aereo privato Lolita Express, dotato di microfoni e telecamere nascoste all’insaputa dei viaggiatori. Il tutto in uno stile di vita fin troppo lussuoso per un consulente finanziario, che puntava solo ai clienti con patrimoni da un miliardo in su. Clienti e amici le cui vicende sarebbero rimaste nell’ombra, se su Epstein fosse calato il sipario con il suicidio, dai contorni poco chiari. Fu trovato con un cappio di stoffa al collo, le due guardie incaricate di controllarlo si erano addormentate e le telecamere quella sera non avevano funzionato.
La settimana scorsa, invece, la giudice di New York Loretta Preska ha desecretato i file della causa per diffamazione intentata dalla supertestimone Virginia Giuffre contro Ghislaine Maxwell, condannata a vent’anni di prigione per aver adescato e manipolato minorenni, tra il 1994 e il 2004, affinché fossero sessualmente abusate dal fidanzato. Negli Epstein Files c’è di tutto, ci sono i nomi di 187 “clienti”, alcuni potenti e probabilmente ricattati dal pedofilo grazie al sesso con le minorenni. C’è Bill Clinton, che ha viaggiato decine di volte sul Lolita Express e per il quale il finanziere reclutò due ragazze, che avrebbero incontrato l’ex presidente due volte. “Epstein mi ha detto che a Clinton piacciono giovani”, ha testimoniato una vittima degli abusi. C’è il principe Andrea, fratello di Re Carlo d’Inghilterra, al quale il finanziere ha offerto l’allora 16enne Jane Doe #3, costretta a fare sesso con il Duca di York ogni volta che lui voleva. Per allietare Dershowitz, Epstein avrebbe obbligato minorenni a rapporti sessuali con l’avvocato di successo. Sono poi citati l’ex vicepresidente ambientalista Usa Al Gore, Michael Jackson, Oprah Winfrey, il mago David Copperfield, Kevin Spacey, l’ex governatore del New Mexico Bill Richardson, il guru dell’intelligenza artificiale Marvin Minsky, l’agente di modelle francese Jean-Luc Brunel. Tra gli altri, incredibilmente, pure Stephen Hawking, il quale è oggetto di una mail in cui Epstein sostiene che l’astrofisico partecipò a un’orgia con minorenni.
Non ha mai frequentato i luoghi del piacere di Epstein Donald Trump, che aveva bandito il finanziere da Mar-a-Lago dal 2007 e che ha addirittura collaborato alle indagini per scoperchiare il vaso di Pandora del traffico sessuale. Infine tre nomi chiave di personaggi molto importanti, tra cui un altro principe, che il giudice sta valutando se desecretare a causa di timori per l’ordine pubblico. La principale vittima di Epstein ha rivelato, in una chat riservata con un giornalista, che uno degli anonimi sarebbe “un primo ministro che ha catturato l’attenzione del pubblico”. Lo indica con il simbolo di un cammello e lo definisce “pericoloso” per lei, motivo per il quale non ha voluto fare il nome. Gli indizi che ha fornito, comunque, fanno supporre che si tratti di un principe arabo o di un politico israeliano. Da qui il collegamento con le rivelazioni di un ex agente del Mossad, il quale aveva indicato Epstein come spia di Israele, Libia e Arabia Saudita.
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