Ambiente

Eolico in mare, l’Italia al top verso l’energia del futuro

di Angelo Vitale -


L’Italia è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale di sviluppo dell’eolico offshore galleggiante e, in prospettiva, può diventare leader della filiera tecnologica in un’Europa che ne possiede competenze e conoscenze, secondo il Global Wind Energy Council che riunisce 1500 aziende di 80 Paesi. Per far questo, però, “serve un quadro normativo e regolatorio stabile a lungo termine, per abilitare i nuovi investimenti e velocizzare gli iter autorizzativi dei nuovi impianti”. A questa conclusione è giunto un incontro promosso da Anie, la Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche, e da Elettricità Futura, la principale Associazione nazionale della filiera industriale del settore elettrico.

Nel nostro Paese una corsa contro il tempo, in uno scenario ove serve ovviamente pure una forte convinzione programmatica, specie sul versante delle scelte politiche. Va considerato che il Piano 2030 dell’elettrico elaborato da Elettricità Futura prevede 85 GW di nuovi impianti a fonte rinnovabile nel periodo 2022-2030 (di cui 25 GW eolico) per portare la potenza totale rinnovabile installata in Italia a 143 GW. E che l’Osservatorio Permitting Anie stimava al 30 giugno istanze in attesa della Valutazione di impatto ambientale del Mase per impianti a fonte rinnovabile di complessivi 108 GW.

Nel 2021 invece, secondo Terna, la potenza totale rinnovabile in Italia era di 58 GW. Nel 2022, installati solo 3 GW di rinnovabili, a fronte degli 11 in Germania, 6 in Spagna e 5 in Francia: numeri che evidenziano la necessità di accelerare il rilascio di nuove autorizzazioni se per il 2023 la stima dell’installato si ferma a 6 GW.

Un percorso da fare in fretta: 76 i GW di rinnovabili da installare in 6 anni, dal 2024 al 2030, per centrare l’obiettivo, tenendo pure in conto che circa 8 GW degli impianti esistenti dovranno essere sostituiti perché obsoleti. Per il target di 143 GW al 2030 sarà necessario realizzare oltre 12 GW. Se ne avranno vantaggi per 360 miliardi di benefici economici e 540mila nuovi posti di lavoro al 2030.

Aiuterà, secondo il PoliTo, la scelta dell’eolico offshore flottante, tecnologia più giovane con un potenziale di 207,3 GW, 3,4 volte la potenza rinnovabile totale installata al 2022. Filippo Girardi, presidente Anie spiega che “I fondali del Mediterraneo non consentono l’ancoraggio e richiedono sistemi galleggianti, nel mondo finora non così diffusi. Perciò il fattore tempo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi al 2030: determinanti saranno la sinergia tra gli attori della filiera e il sincronismo dei loro investimenti in un quadro normativo agevolato”. Che sarà indispensabile, tenuto conto che l’interesse degli operatori in crescita, con richieste di connessione di impianti eolici offshore per 100 GW secondo Terna, va soddisfatto con regole e provvedimenti chiari e certi, visto che l’energia eolica offshore è un’attività capital intensive.

Un’opportunità da cogliere sposandola alla competitività, per Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura: “Anche il solare comportava costi più elevati, nel giro di pochi anni drasticamente calati. Disporre di un quadro autorizzativo efficace aiuterà l’eolico offshore galleggiante che promette importanti sinergie tra il settore eolico e quello manufatturiero, due eccellenze del Made in Italy. Può nascere una filiera nazionale facendo leva sui primati industriali nazionali in Europa nel ferro, nell’acciaio, nella produzione di piattaforme galleggianti”.


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