Enrica Tesio si racconta a “Torino Spiritualità”
Enrica Tesio- classe 1978 scrittrice, pubblicitaria e mamma di tre figli- è una delle voci torinesi più affermate nel panorama della letteratura contemporanea degli ultimi anni. Ironica, moderna e sempre pronta a scherzare su se stessa e sul suo stare al mondo.
Inizia con un blog e nel 2015 pubblica il suo libro d’esordio – La verità, vi spiego, sull’amore- senza mai fermarsi fino ad arrivare al 2023 anno in cui esce il suo ultimo romanzo – I sorrisi non fanno rumore.
Ospite sul palco dell’ edizione 2024 di Torino Spiritualità, la Tesio ha discusso il tema dell’ errore con l’autore Enrico Gagliano.
“Torino Spiritualità” è un momento di condivisione e riflessione per la nostra città. Cosa rappresenta per te questa kermesse?
È uno dei festival che ho sempre vissuto da spettatrice e, in passato, sono stata a numerosi incontri. Mi domandavo perché non mi chiamassero ma probabilmente, in qualità di grande “sbagliante”, hanno atteso il momento in cui il tema fosse quello dell’ “errore” per coinvolgermi e sono molto contenta di prenderne parte. Inoltre penso che la tematica della “spiritualità” sia molto attuale. In particolare, quando si sbagli qualcosa, quello diventa uno dei più importanti momenti in cui fermarsi e riflettere. Per queste ragioni trovo questo evento molto contemporaneo.
Oggi quanto è ancora molto difficile “permettersi di sbagliare”?
Secondo me, sempre meno. Essendo nata nel 1978 e vivendo in una generazione di mezzo, su di noi è sentita molto di più una certa pressione sociale. Noi dovevamo un po’ “spaccare il mondo” a suon di creatività e stravaganza. Avevamo meno possibilità di sbagliare di quanto ci sia oggi e l’idea comune era quello del “se vuoi, puoi”. Ma tutto ciò si è rivelato pericoloso perché, molti di quelli che volevano fare un certo tipo di lavoro, hanno dovuto ripiegare su altro. In questo abbiamo fallito.
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Tu, però, sembri essere l’eccezione.
Io sono stata fortunata, ma ho sempre mantenuto due lavori. Sono entrata nel mondo della pubblicità molto presto e ho avuto la possibilità di avere ancora un contratto vero e non ho mai ceduto, dopo aver intrapreso la carriera di scrittrice, all’idea di vivere esclusivamente di scrittura. Il lavoro non può essere solo passione, perché come in amore, se fosse solo quello diventerebbe pericoloso e doloroso.
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Fin dal tuo primo libro, un tema a te molto caro è stato quello della maternità. In quell’ambito è possibile classificarsi come vincenti o perdenti?
Per me dobbiamo uscire da qualsiasi bilancio si possa fare: prima di tutto non può essere considerata come “vincente” o ” perdente” la scelta di avere figli o non averne. Credo che, come sempre nella vita, ci siano dei momenti in cui pensi di aver capito e di essere al massimo delle tue capacità e altri in cui sei a terra. Per questo è sbagliato fare bilanci: vinci nel momento in cui ci sei e vivi.
Valeria Rombolá (ilTorinese.it)
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