L’energia nucleare è un’opportunità per l’Italia, ieri il convegno alla Camera
NICOLA ROSSI, ENEL, FRANCESCO CAMPANELLA, DIRETTORE ISIN, FRANCO COTANA, AD RSE, MASSIMILIANO TACCONELLI, WALTER TOSTO SPA, RICCARDO ZUCCONI, POLITICO, DANIELA GENTILE, ANSALDO NUCLEARE, ELIZABETH RIZZOTTI, CEO NEWCLEO, MARCO RICOTTI, CIRTEN, GIAN LUCA ARTIZZU, AD SOGIN, FEDERICO GIANNI, AD CAMPOVERDE SRL, ALESSANDRO SABBINI, ENI
Per cercare un nuovo inizio per l’energia in Italia occorre partire dalla fine del convegno tenutosi ieri mattina nella Sala della Lupa alla Camera dei Deputati che si poneva una domanda cruciale, quella delle cento pistole, in questa precisa fase storica: “Il nuovo nucleare sostenibile: un’opportunità per l’Italia?”. Secondo Marco Ricotti, ordinario di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano e presidente del Cirten, il consorzio italiano per la ricerca tecnonucleare, il punto interrogativo è superfluo perché l’eventuale ritorno all’atomo consentirebbe all’Italia (e all’Europa) di cogliere tre obiettivi contemporaneamente: la decarbonizzazione, il mitigamento dei costi dell’energia e la sovranità energetica.
L’unico problema, come è emerso dai lavori dell’incontro fortemente voluto da Riccardo Zucconi, deputato e responsabile del dipartimento Energia di Fratelli d’Italia, è che ci vorrà del tempo prima che il ritorno al nucleare diventi realtà. Almeno per l’Italia che, nel frattempo, non ha perso tempo e si ritrova, nonostante il divieto disceso dai referendum, a essere in prima linea, nel mondo, sui progetti di ricerca e sperimentazione per l’energia nucleare: sia che si tratti di fissione di terza e quarta generazione (gli Smr e Amr) o di fusione. La politica pone il problema guardando al futuro: da qui al 2050, anche grazie alle nuove tecnologie digitali, all’Ai e ai data center, la domanda di energia rischia, di raddoppiare. Attualmente, l’Europa e soprattutto l’Italia, scontano una dipendenza dagli approvvigionamenti stranieri e dalle tecnologie dall’estero. Insomma, c’è un triplice problema, un “trilemma”: i costi esagerati, la mancanza di controllo strategico sulle supply chain, i cambiamenti climatici con l’obiettivo di abbattere le emissioni.
Alla tavola rotonda di ieri hanno preso parte, oltre a Ricotti, Alessandro Sabbini (Eni), Nicola Rossi (Enel), Daniela Gentile (Ansaldo), Gian Luca Artizzu (Sogin), Franco Cotana (Rse), Francesco Campanella (Isin), Elisabeth Rizzotti (Newcleo), Federico Gianni (Campoverde), Massimiliano Tacconelli (Walter Tosto spa). Eni ed Enel, che sono pienamente impegnate in progetti di ricerca sul nucleare, hanno ritenuto decisivo mettere sul tavolo il tema della legislazione. Sabbini ha sottolineato che, per Eni, il futuro è nella fusione che, per il deputato Nicola Procaccini, che ha introdotto i lavori del convegno, rappresenta “il Sacro graal dell’energia”. Il dirigente del Cane a Sei Zampe ha spiegato perché: “Si tratta di un processo diverso dalla fissione che costringe gli isotopi di idrogeno a fondersi rilasciando quantità enormi di energia: non c’è possibilità fisica né di meltdown né di reazione a catena e, così come accade per la fissione, l’energia si produce senza il rilascio di Co2. Virtualmente illimitata, dal momento che si basa su materie prime come il deuterio, un isotopo di idrogeno che si può ricavare dall’acqua del mare e il trizio che si può produrre nella stessa catena”. Sui tempi: “Sono ottimista: nei prossimi dieci anni potremmo avere risultati e ciò ci porterà a un’industrializzazione più rapida”. Però c’è bisogno che le nuove tecnologie incontrino un terreno favorevole sul fronte della regolamentazione: “Usa e Regno Unito hanno già iniziato, speriamo accada anche in Italia. Quando saremo pronti, l’Italia potrà essere capofila delle nuove tecnologie”. Nicola Rossi, per Enel, ritiene che sia necessario “sviluppare un framework regolatorio e finanziario: questi primi reattori avranno bisogno di supporto per ridurre rischi economici e garantire loro stabilità per almeno dieci anni”. Sui primi reattori Enel fa affidamento per ripartire: “Se guardiamo ai nuovi reattori avviati dal 2001 a oggi, ne troviamo 75 in Cina, 13 in Corea, cinque in Ue e solo due negli Usa. Nell’Occidente si è persa un po’ la mano. Perciò bisogna attivare una logica non solo di scala ma di serie per superare ogni criticità e andare per step: il primo, gli Smr che sono programmabili e in grado di fornire energia in maniera continuata tutto l’anno e per molti anni. Poi gli Amr che consentono di utilizzare in miscela le scorie degli Smr e, nell’orizzonte temporale 2040-50 pensare ad attuare la fusione”. A proposito di scorie, interessante è stata la puntualizzazione di Gianluca Artizzu, ad di Sogin, che ha fatto chiarezza: “A Caorso avevamo un impianto più moderno di Chernobyl e di Fukushima ma è stato fatto lavorare solo per cinque anni, neanche a pieno regime. In quel periodo ha prodotto 29 miliardi di kilowattora, in pratica 6 all’anno. E i rifiuti prodotti sono stati, al confronto minimali. È chiaro, però, che le centrali devono lavorare. Se non lo fanno per il tempo programmato, il decommissioning risulta sproporzionato”. E ancora: “Per noi la gestione di questo materiale non è un problema bensì un aspetto della gestione del processo. Abbiamo metodi, strategie e regole. Se c’è un problema, è di comunicazione. Se dovessi impacchettare e portare tutte le scorie propriamente dette che ci sono in Italia qui, non riempirei che mezza sala”. Sul Deposito nazionale, Artizzu è stato netto: “Non esiste alcun blocco tecnico a causa del decommissioning, che ha sue lentezze o velocità a seconda di come lo interpretiamo. Piacerebbe anche a noi fare come in Usa e Germania, quando si facevano esplodere i comignoli con la dinamite, ma noi invece siamo tenuti a smontarli mattone per mattone. Piuttosto dobbiamo chiederci se stiamo comunicando in maniera corretta: i rifiuti composti, sicuri, confinati, multibarriera e sistemati all’interno di un deposito fatto apposta, cedono all’ambiente l’equivalente in radioattività di mille banane: non è percepibile”. Elisabeth Rizzotti, ad Newcleo, ha raccontato la voglia e il cuore “italiano” della startup che ambisce a rivoluzionare il settore puntando sul mix tra due tecnologie che già esistono per arrivare all’obiettivo di creare degli Amr capaci di utilizzare per il loro funzionamento scorie per combustibile “al 100% per tutta la vita del reattore” a differenza di quanto già accade ora, con gli Smr che “data la minore efficienza viene utilizzata al 10% nel primo caricamento”.
Ma il nucleare è un terreno fertile (anche) per le piccole e medie imprese che, come Campoverde e Walter Tosto spa, sono impegnate da anni nel lavoro di gestione di rifiuti e nella costruzione della componentistica necessaria al funzionamento delle centrali sparse in tutto il mondo. Infine, l’impegno di Ansaldo Nucleare che, con l’ad Daniela Gentile, ha ribadito che l’azienda è nella ricerca, sottolineato dall’investimento nella recentissima newco (con Enel e Leonardo). Ansaldo fa sapere di essere impegnata nell’upgrade delle centrali: più sicure e più longeve, progetti che finora, stando alle parole di Gentile, hanno riscosso ottimi risultati, dalla Slovenia fino all’Argentina. Il presidente Cirten Ricotti ha concluso: “Oggi, con le nuove tecnologie, il nucleare risolve il trilemma energetico: coglie l’obiettivo della decarbonizzazione, grazie alle emissioni più basse, tiene la supply chain in Europa: basti pensare che per ogni euro investito, solo 20 centesimi vanno all’estero. E poi possiamo calmierare i costi della bolletta”. C’è un dato che fa ben sperare: “Ogni anno ci sono 300 nuovi studenti nelle nostre facoltà, i giovani si stanno riavvicinando al nucleare”. Su di loro bisogna puntare per invertire la rotta: “Il 75% della tecnologia è cinese o russa: se non vogliamo perdere leadership storica e la filiera, si deve accelerare sulle scelte politiche. L’Italia può e deve sfruttare questa opportunità, serve solo il coraggio di fare scelte strategiche che, poi, a conti fatti, risultano più apprezzate che osteggiate dall’opinione pubblica”. Insomma, l’Italia ha l’energia per ripartire. Anche dal nucleare.
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