Emilia Romagna, in panne il pomodoro da industria
L'alluvione dell'ottobre 2024 in Emilia Romagna
Dopo quattro eventi alluvionali nel 2023 e nel 2024, l’agricoltura dell’Emilia Romagna è bloccata dalla pioggia incessante. E Confagricoltura regionale, alla luce di previsioni meteo su precipitazioni che si abbatteranno sui terreni per i prossimi dieci giorni, lancia l’allarme circa i ritardi per orticole e piante industriali, rendendo noto che sono attualmente sospese le operazioni di pre-trapianto del pomodoro da industria, persistono anomalie nel ciclo di crescita del grano e le lavorazioni nelle risaie sono indietro di un mese.
I trattori sono fermi e le aziende non riescono a lavorare i suoli, i campi sono bloccati. “I terreni sono saturi, si rischiano di compromettere filiere strategiche: pomodoro da industria, cereali, barbabietola da zucchero, ortaggi e colture sementiere” riferisce l’associazione elencando in particolare «i ritardi per orticole, mais e piante industriali, nella preparazione del letto di semina e nelle operazioni pre-trapianto del pomodoro da industria, le molteplici anomalie nel ciclo di crescita del grano dovute ai ristagni idrici o nel peggiore dei casi ad allagamenti frequenti, e le lavorazioni nelle risaie che sono indietro di un mese rispetto alla tabella di marcia”.
La preoccupazione maggiore In Emilia Romagna è scattata per il comparto del pomodoro da industria che in regione conta 27mila ettari sui 41mila totali nel bacino del Nord. Le attività cominciano solitamente alcune settimane prima del trapianto che, per le varietà precoci, in taluni areali, è programmato già alla fine del mese di marzo. “Dalla preparazione del terreno alla concimazione, alla predisposizione delle manichette gocciolanti per l’irrigazione, al diserbo che va effettuato almeno una decina di giorni prima della messa a dimora delle piantine: ci sono tempi da rispettare nel pomodoro da industria – dicono i produttori – per scongiurare sovrapposizioni delle epoche di raccolta tra varietà precoci e medio-precoci, per evitare di lasciare il prodotto maturo in campo. L’attuale sistema di gestione del rischio poi è inadeguato a coprire un eventuale danno. E le polizze sono sempre più costose e senza garanzie”.
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