Elon Musk difende Meloni e attacca le toghe rosse italiane
Lo scontro tra i giudici e il governo sull’immigrazione travalica i confini nazionali e arriva Oltreoceano. Con Elon Musk in pressing contro le toghe rosse che, nelle ultime 48 ore, hanno nuovamente bloccato il modello Albania, il piano del governo Meloni a cui l’Europa guarda con molto interesse, perché potrebbe rappresentare un percorso comune per mettere in atto la procedura accelerata di espulsione dei clandestini non aventi diritto alla protezione internazionale. Peccato, però, che l’iter, ormai, viene costantemente bloccato dai giudici di sinistra, che utilizzano la normativa europea per disapplicare il decreto legge Paesi sicuri e finora hanno vanificato il trattenimento di diciotto migranti trasferiti nel centro albanese di Gjader. “Questi giudici devono andarsene“, ha commentato lapidario Musk su X, riferendosi alle toghe rosse della Sezione Immigrazione del Tribunale di Roma che hanno sospeso il trattenimento in Albania degli ultimi sette migranti provenienti da Egitto e Bangladesh, motivando la decisione con “profili di dubbia compatibilità con la disciplina sovranazionale” e rinviando gli atti alla Corte di giustizia europea, affinché si pronunci sulla preminenza del diritto europeo rispetto a quello interno e fornisca un’interpretazione univoca sulla lista dei Paesi sicuri.
Una decisione, quella dei giudici capitolini, che ha riacceso lo scontro con il governo, tanto più che, tra i firmatari dei dispositivi, c’è Antonella Marrone, ex esponente di Magistratura Democratica passata alla corrente di sinistra AreaDg, che poche settimane prima delle Politiche vinte da Giorgia Meloni aveva attaccato la leader di Fratelli d’Italia. La giudice Marrone aveva infatti condiviso su uno stato di whatsapp la foto di Meloni mano nella mano con la figlia Ginevra nel suo primo giorno di scuola, il 12 settembre 2022. “Ricorda quello che ti ho detto”, scriveva amorevolmente mamma Giorgia alla bambina, “non sarà la rabbia a darti la forza di andare avanti né l’ambizione o l’ego e l’invidia. Solo l’amore può darti l’energia che serve a non abbassare mai la testa, a non smarrirti, a non preferire le scorciatoie. Fallo con amore e non ti fermerà nessuno. Buon viaggio, amore mio”. Alle parole al miele di Meloni, Marrone rispondeva con avversione e sarcasmo: “Ah, non sono la rabbia, l’ego, l’ambizione e l’invidia a muoverla? Sentendola parlare con quel vocione rabbioso mi sembrava l’opposto ma mi sarò sbagliata…”.
Un post che ha scatenato le dure critiche del centrodestra contro la giudice. Alle quali si è aggiunto l’intervento di Musk, che ha trovato subito l’appoggio del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. “Elon Musk ha ragione”, ha scritto il leader della Lega su X, ricordando che lui stesso, per il caso Open Arms, rischia “una condanna a sei anni di prigione per aver fermato gli sbarchi di immigrati clandestini in Italia quando ero ministro dell’Interno”. L’intervento di Musk, comunque, ha provocato la reazione scomposta della sinistra, con il Pd e Avs in prima linea a chiedere alla presidente del Consiglio di intervenire alla Camera con un’informativa, per chiarire “a che titolo Elon Musk pensa di poter dire cosa devono o non devono fare i giudici italiani? Cosa gli dà il diritto di interferire con un potere indipendente di uno stato sovrano che non è neanche il suo?”.
Un’intemerata contro l’uomo più ricco del mondo, che potrebbe entrare nella squadra del nuovo presidente Usa, Donald Trump. E un silenzio imbarazzante di tutta la sinistra, invece, sull’attacco personale della giudice Marrone contro Meloni e sua figlia, che arriva in un clima già avvelenato dopo la mail del giudice della Cassazione, Marco Patarnello, che commentando il primo stop al modello Albania aveva definito Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi, perché non agisce per cercare un salvacondotto dalle inchieste giudiziarie, visto che non ne ha, ma sulla base di una visione politica in grado di minare la giurisdizione, la quale ora usa la clava dell’interpretazione normativa per entrare a gamba tesa sul modello Albania. Il governo, però, non intende arretrare nemmeno di un millimetro sulle azioni volte al contrasto dell’invasione incontrollata.
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