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Hot parade

di Redazione -


Sale: Elon Musk. Gasato così, non l’avevamo visto mai. Si batte il pugno sul cuore e lo lancia oltre le stelle, che spera di conquistare sparando razzi su razzi. Elon Musk, il destino del genio è di essere incompreso. Gli danno del nazista, i social dem friggono, sfrigolano di indignazione un tanto al byte, muggiscono revanscismo, trottolano impazziti alla ricerca di una piattaforma che sia solo loro, soltanto loro, un po’ come dovrebbe essere la democrazia. Non ti curar di loro, Musk. Non sono manco dei cretini fosforescenti, lo sono in bianco e nero, anzi in grigio. Eppoi, lo sai: si è sempre considerati pazzi quando si balla, come te, al cospetto di chi non può sentire la musica, come loro. Fidati, l’ha scritto uno che era più pazzo di te.

Stabile: José Mourinho. Per far la panchina meno amara, Mourinho si dà alla viticoltura. Il tecnico portoghese, oggi nell’esilio dorato turco al Fenerbahce, si è messo a produrre vini. Rossi, corposi, fatti di uve provenienti dalle colline portoghesi. Ogni bottiglia, corredata da una lettera firmata, sarà venduta all’interno di una simpatica box e costerà al buongustaio che l’acquisterà qualcosa come 120 euro. Prosit!

Scende: Romano Prodi. “Trump imperiale”. Ma avrà pure dei difetti, ‘sto fetente di Donaldone nostro. Che un piccolo miracolo l’ha già fatto: donare una seconda giovinezza all’ex presidente della Commissione Ue e del consiglio italiano. Un ritrovato protagonismo civile, laico e religioso (i soliti democristiani di sinistra) che passa dall’opposizione al tycoon. Che poi è un modo, come un altro, per fare opposizione alla Meloni. Che poi è un modo, come un altro, per dar fastidio dal centro a Elly Schlein. Che poi è un modo, come un altro, per dire al mondo: ehi, guardate, ci sono (ancora) anch’io. Che s’adda fà per campare.

*di Simone Donati


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