Hot parade
Sale: Elon Musk. C’è una nuova stella, quella di Elon Musk. L’ha detto Donaldone. C’è da credergli. Quelli che la sanno lunga lo indicano già come il capo di tutte le destre terrestri, con l’ambizione di esportare il modello anche su Marte. I più moderati, quelli per cui Facebook era il futuro (a proposito, Zucky dove sei?), e per i quali (fino a ieri) l’intelligenza artificiale era una cosa più che buona e che chi avrebbe perduto il lavoro avrebbe dovuto solo studiare e reiventarsi, ecco adesso c’è l’incubo di una tecnocrazia. Canaglia, chiaramente. Perché non sarebbe quella che sognano loro. O meglio, i loro simpatici danti causa. Trump ha già detto: dopo questo mandato, si ritira. Vuoi vedere che dopo di lui, Elon?
Stabile: Cardi B. Hollywood fa quello che sa fare meglio: frignare, frignare e prendersela con la gente che non obbedisce alle indicazioni di voto dell’autoproclamata avanguardia artistica americana. Per la rapper (bum!) gli Stati anti-Kamala “si meritano gli uragani”. Ecco, questi sono i buoni democratici. Una parola e troppa e due sono poche.
Scende: Kamala Harris. Kamala, s-t-a-c-c-e. Ha perduto una corsa già persa in partenza. Prima ha accoltellato il vecchio Joe poi ha scaricato tutta la colpa della sua sconfitta su Biden. Ha atteso una vita prima di riconoscere la vittoria a Trump. Magari, chissà, sognava che Barack sciamano dem fosse pronto ad assaltare, per lei, Capitol Hill. Povera Kamala: ha passato una campagna elettorale ad accoltellare il suo vecchio (ex) presidente, a slogarsi le mascelle dal ridere e per cosa, poi? Per una figuraccia galattica che per vederla in tutta la sua completezza occorrerebbe noleggiare una navetta spaziale dall’arcirivale Elon Musk.
*di Simone Donati
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