ELLY contro il lanciafiamme
L’incubo di Schlein ha un nome e cognome: Vincenzo De Luca. Il governatore della Campania, dopo il commissariamento del Pd campano e casertano, non utilizza giri di parole: “Pronto a ricandidarmi, ma senza democratici”. Tutti sanno, d’altronde, che lo sceriffo di Salerno non si è mai sentito parte integrante di quel mondo e secondo le cattive lingue rimaneva nel calderone solo per assicurare un futuro politico al figlio Piero. Dopo la vittoria di Elly, a maggior ragione, gli equilibri sono cambiati e le garanzie non sono più quelle antecedenti al congresso.
Gli incontrollabili lanciafiamme
Ecco perché il salernitano potrebbe essere il primo a fare bagagli e sfruttare la scusa per trascolare altrove. Tutti sanno, d’altronde, l’indiscussa amicizia tra il dominus di Palazzo Santa Lucia e un tale Matteo Renzi. Se prima, quindi, tutti chiedevano la testa del signore dei lanciafiamme, dopo le ultime minacce, qualcuno avrebbe già espresso perplessità. Non si può perdere un viceré del Sud dalla sera alla mattina, soprattutto se bisogna prepararsi alle europee. Allo stesso tempo, però, il successore di Letta non può far finta che nulla sia successo durante le ultime primarie. Così salterebbero tutti gli slogan su legalità e trasparenza. Basti pensare allo strano risultato di Sessa Aurunca, dove uscirono 1300 voti, pur essendoci 1050 iscritti. Il caso, intanto, è all’attenzione di Susanna Camusso, l’ex segretaria generale della Cgil, a cui è affidata la patata bollente di Caserta. A Napoli, invece, andrà Antonio Misiani. Una cosa è certa, nessuno dei due troverà terreno facile. A dirlo lo stesso sceriffo, che intervistato dai giornalisti, prima del commissariamento, aveva dichiarato: “le questioni campane si decidono qui, non a Roma o alle Nazioni Unite”. Tutti sanno che un veterano come “Vicienzo il salernitano” certamente non ha intenzione di uscirsene con una mano avanti e un’altra indietro. Secondo gli esperti del campo progressista, si tratterebbe dell’ennesimo ricatto. Gli obiettivi sembrano essere due. Il primo è avere una poltrona sicura per il rampollo di casa, mentre il secondo è ricevere la sponda di Roma sul terzo mandato. Volontà a dialogare sull’argomento è stata già manifestata da Misiani, luoogotenente romano inviato in Campania da Roma. Schlein, intanto, non si sbilancia. L’unica uscita posizione sull’argomento resta quella del fedelissimo Sarracino, che svela come sull’argomento sarà adottata una linea comune perl’interoo stivale.
Il problema è proprio questo. Stefano batte cassa
A chiedere il terzo giro, oltre al campano, c’è un tale Stefano Bonaccini. Questo non si accontenterebbe di una promozione a Bruxelles, ma vorrebbe mantenere per sé quel fortino di consensi, che per una manciata di preferenze, gli stava consegnando il trono della sinistra. La pace ha un prezzo Detto ciò, quando si affronta un tema così delicato non si può far passare l’idea di favorrire qualcuno. Tale messaggio potrebbe generare non pochi malumori per chi è al vertice. Una cosa è certa, il caso De Luca è nazionale.
La luna di miele finita
Torna alle notizie in home