Economia

Elkann va in Parlamento: “Salvata l’auto in Italia”

di Giovanni Vasso -


“Senza di noi, l’auto in Italia sarebbe scomparsa come l’informatica dopo Olivetti e la chimica dopo Montedison”: John Elkann così s’è presentato in Parlamento. Così come gli era stato richiesto, per mesi. E così come, per mesi, si era rifiutato di fare mandando avanti l’ormai ex amministratore delegato Stellantis, Carlos Tavares. Ora che il portoghese è a godersi la lauta buonuscita, Elkann non s’è potuto più esimere e, ieri, si è presentato in Parlamento, per un’audizione informale che si è tenuta davanti alle Commissioni riunite, di Camera e Senato, per le Attività produttive. “Stiamo realizzando, puntualmente, tutti gli impegni che ci siamo assunti al tavolo Stellantis nei confronti degli altri attori del settore auto”, ha esordito l’Ingegnere. Che sa, benissimo, come il passaggio di fronte alle istituzioni, più che un atto dovuto, sia un momento decisivo per tentare di ridare smalto, soprattutto nella pubblica opinione, al gruppo Stellantis. “Spero che da oggi il bilancio dare-avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme che dura da 125 anni, orgogliosamente con l’Italia”, s’è augurato John Elkann rispondendo, con una frase sola, a due polemiche: quella, innescata da lui stesso qualche tempo fa, sui contributi pubblici all’ex Fiat e l’altra, ancora più sanguinosa, di pensare solo ed esclusivamente agli interessi della parte francese del gruppo. “Per l’anno in corso stiamo spendendo circa due miliardi di euro di investimenti e sei miliardi di euro in acquisti da fornitori italiani – ha detto Elkann gonfiando il petto d’orgoglio – dalla sua nascita nel gennaio 2021, Stellantis ha acquistato servizi e componenti dalla filiera italiana dell’auto per un valore di 24 miliardi di euro, che diventeranno 30 alla fine del 2025. Queste risorse spese in Italia dimostrano l’importanza del legame con la filiera italiana, rappresentata dall’Anfia. Un’eccellenza che ci ha accompagnato nel mondo e che è cresciuta insieme a noi”. Quindi il presidente Stellantis ha dato i numeri, o meglio, ha snocciolato le cifre “sull’apporto dato dall’azienda al Paese”. Elkann ha spiegato: “Abbiamo voluto quantificare l’apporto dato dall’azienda al Paese, chiedendo all’università Luiss Guido Carli di realizzare uno studio indipendente sulla storia del gruppo dal 2004 al 2023, anni che ho vissuto in prima persona”. Ebbene, per Elkann, Stellantis ha continuato solo a far del bene al Paese: “Ciò che emerge è che il contributo positivo alla crescita dell’economia italiana non è mai venuto meno. Lo studio evidenzia che dal 2004 al 2023 Stellantis ha prodotto in Italia 16,7 milioni di autovetture e veicoli commerciali, per un valore complessivo della produzione nazionale di quasi 700 miliardi di euro”. Ciò detto, l’Ingegnere ha sottolineato: “Calcolando gli effetti sulla filiera e le ricadute sui consumi delle famiglie, il valore complessivo della produzione in Italia negli ultimi venti anni sale a 1.700 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 417 miliardi: per ogni euro di valore creato da Stellantis, se ne generano 9 nel resto dell’economia. Un fatto ancora più importante se si considera il contributo che i nostri poli industriali hanno dato e tuttora danno al Mezzogiorno, portando lavoro, investimenti, sviluppo imprenditoriale, crescita infrastrutturale. L’auto italiana ha unito il Paese riducendo i divari e creando opportunità”. Ma le cose non vanno benissimo, nemmeno nel Paradiso ex Fiat: “Negli ultimi vent’anni il mercato domestico è calato del 30%, mentre l’occupazione si è ridotta di circa il 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione degli stabilimenti del Paese grazie all’export dei marchi italiani, oltre alle Jeep prodotte in Basilicata, alle Dodge in Campania, ai van Citroen, Opel e Peugeot in Abruzzo e più recentemente alle DS a Melfi”. Insomma, il Paese non compra auto italiane e l’occupazione scende ma meno di quanto avrebbe dovuto farlo. Eppure, per Elkann, l’orgoglio di aver tenuto salde le redini dell’impresa di famiglia dovrebbe far battere i cuori di tutti: “Nel 2003, quando morì mio nonno Gianni Agnelli, la Fiat Auto fatturava venti miliardi di euro e ne perdeva due. Con i suoi quattro marchi vendeva un milione e 700mila veicoli, di cui quasi la metà in Italia, ed era fuori dalla top ten dei costruttori mondiali. Molti parlavano nel 2004 della Fiat come un’azienda spacciata, fallita o da nazionalizzare. Nonostante la situazione drammatica, la mia famiglia si è assunta la responsabilità di difendere l’azienda e chi ci lavorava, investendo nuove risorse e mettendo le basi per il rilancio”. Che ripartirà, promette John, dal prossimo anno, dazi permettendo: “Dal 2026 si prevede un aumento della produzione grazie al lancio di dieci nuovi aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi”. E ancora su Mirafiori: “Pur in un momento di persistenti difficoltà del settore automotive in Europa, noi continuiamo ad investire in Italia, a Torino e nel futuro Torino è da poco più di un anno sede del primo centro di economia circolare del gruppo, riaffermando così la propria leadership in questo settore”. Infine, a proposito di elettrico, un appunto all’Ue: “Questo settore è un esempio chiave della mancanza di pianificazione – ha detto – a cui è stata imposta una rigida politica climatica senza aver creato le condizioni industriali che la favoriscano”. Appunto. L’ultima richiesta di Elkann al Parlamento, più quello europeo che a quello italiano, sta nella chiarezza normativa: “Il nostro settore tra 20 anni produrrà soprattutto automobili elettriche. Cina e Stati Uniti stanno definendo una politica industriale per l`auto, con normative e risorse orientate a raggiungere i loro interessi nazionali. Noi auspichiamo che ciò possa accadere presto anche in Europa. Perché in questo mestiere definire un quadro chiaro è fondamentale per tutti gli attori: costruttori, sindacati, fornitori, concessionari e clienti”.


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