Esteri

Elezioni presidenziali, pronti via in Iowa

di Redazione -


di FRANCESCO NICOLA MARIA PETRICONE
È iniziato in Iowa il primo test delle elezioni presidenziali del 2024, con gli elettori riuniti in ‘caucus’, nelle palestre delle scuole superiori, negli edifici comunitari e nelle chiese delle 99 contee del piccolo Stato del Midwest. Malgrado le temperature polari.

Questa volta, per scegliere tra i candidati repubblicani Trump, Haley, De Santis, Ramaswamy e Hutchinson, in corsa per sfidare Biden. Alla fine, come da aspettative, sul podio sono arrivati i primi tre, con un risultato più che soddisfacente per l’ex governatore della Carolina del Sud, Nikki Haley. “I caucus non sono le primarie” dice Maria Galli Stampino, Pro Rettore della prestigiosa University of Miami, di Coral Gables, a nord di Miami. “Le elezioni primarie si svolgono infatti nei seggi elettorali e con scrutinio segreto, durante il giorno e di solito anche con voto per corrispondenza e anticipato”.

I caucus invece sono un’altra cosa. Riunioni gestite dal partito, convocate a un’ora specifica, in cui la prestazione di un candidato è spesso vista come una prova della forza organizzativa della sua campagna. Una specificità di questo piccolo Stato che conta solo sei grandi elettori. L’Iowa si è schierato con i democratici in sei delle sette elezioni dal 1992 al 2012, quando Obama vinse qui con un vantaggio di circa il 6 per cento.

La situazione è cambiata dal 2016, con Trump che ha vinto con oltre il 9 per cento, confermandosi anche nel 2020, superando di 8 punti Joe Biden. Nel giorno in cui tutta la federazione si ferma e celebra il MLK day, il compleanno di Martin Luther King, l’Iowa repubblicana dà comunque un primo segnale che potrebbe essere confermato da qui a poco più di una settimana, in New Hampshire. Lì sì con le primarie.
Dal voto in Iowa, si conferma che la vera antagonista di Trump è lei, Nikki Haley. “I repubblicani hanno bisogno di riprendere a vincere ancora” continua a ripetere nelle sue interviste e sui social l’ex governatore del Sud Carolina. “Calpesterò (sic, n.d.a.) Joe Biden nella elezione generale.

Questo è un mandato per mettere in sicurezza le nostre frontiere, fermando la spesa e salvando il nostro paese”. E grazie anche alla sua esperienza internazionale, da ambasciatore presso le Nazioni Unite, solo lei è riuscita a mettere al centro della campagna elettorale il tema dell’aggressione russa all’Ucraina, senza imbarazzo. Anzi. “Russia, Cina e Iran sono legati insieme in un’alleanza empia perché odiano la libertà, odiano la democrazia. E più di ogni altra cosa odiano l’America”. La accompagnano in questi giorni anche i due figli e il marito, tipica icona della famiglia americana. Insomma, Trump permettendo, potrebbe essere lei la prima donna alla Casa Bianca.

E dopo aver sconfitto Hillary Clinton, proprio i repubblicani potrebbero riuscire in questo passaggio storico. Come è successo da noi in Italia, con l’elezione della prima donna a Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, espressione di una coalizione di centrodestra.

E gli altri candidati? Il governatore della Florida, Ron De Santis, ha investito molto in Iowa. All’inizio di dicembre, ha completato il “full Grassley”, visitando tutte le 99 contee dell’Iowa, come ha fatto per 43 anni consecutivi Chuck Grassley, senatore repubblicano di lunga data dello stato. E Vivek Ramaswamy, l’uomo d’affari nuovo alla politica, si era posto addirittura l’obiettivo di fare un “doppio Grassley”, girando le 99 contee due volte prima dei caucus di lunedì scorso. Basterà questo a recuperare i consensi e arrivare primi? Ancora pochi giorni e dal New Hampshire arriverà qualche altra risposta. In attesa di conoscere l’esito dei processi che coinvolgono Trump, la vera incognita di questa campagna presidenziale.


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